Sindrome di Stoccolma: patologia che ammorba le menti fragili e cedevoli

 

di Gianmarco Landi

Il 23 agosto del 1973 un biondone dal viso pulito e ordinariamente svedese fece irruzione nella sede di una Banca a Stoccolma per rapinarla, e nei giorni seguenti tutto quello che accadde, e che fu ripreso con spettacolarizzazione mediatica, tipizzò un comportamento psichico patologico noto come Sindrome di Stoccolma.

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Il ladruncolo tentò la rapina soggiogando 4 giovani impiegate. Alle donne il malvivente chiese di essere “affiancato” ma non ad una volgare rapina, bensì in un processo di contrapposizione di gruppo alla cattiveria del Mondo, una cattiveria che ovviamente era tutta fuori dalla porta della Banca, impersonata da un senso comune costituito da logica, regole e razionalità con le divise della polizia addosso.

La crisi durò sei giorni e si risolse con la riconsegna degli ostaggi sani e salvi, nonché con la resa del rapinatore sui generis. Ma ciò che turbò la gente, che era rimasta 6 giorni con la faccia incollata davanti alla tv o con la radio ficcata nelle orecchie, fu l’atteggiamento delle vittime del sequestro. Gli ostaggi, dopo poche ore, persero ogni buon senso e aiutarono, con sprezzo di ogni pericolo e fremiti rivoluzionari benpensanti, il proprio carceriere, al punto di coprire il suo corpo in modo che la polizia non potesse ferirlo con colpi di arma da fuoco, o scegliendo di non scappare via quando costui dormiva o andava in bagno.

Lo psichiatra americano Ochberg che coniò il termine “Sindrome di Stoccolma” e che studiò nel dettaglio tutta la vicenda ed i protagonisti, denunciò qualcosa di insano e malato che si cova nei meandri dell’animo umano anche quando sviscera sentimenti apparentemente buoni.

Non è un caso se un capoluogo del politicamente corretto, giustappunto come Stoccolma, dà il nome a questa patologia che ammorba fragili e cedevoli menti in un processo di corruzione del buon senso e delle capacità di discernimento.

Quello che io sostengo è che la Sindrome di Stoccolma non è solo il malato attaccamento affettivo tra la vittima e carnefice, come quello tra il mostro di Cleveland e le tre ragazze segregate per 10 anni, ma in senso estensivo anche l’inversione del buon senso comune in favore della necessità di fuga dalla realtà nel fantasioso mondo del politicamente corretto, il carceriere dell’Occidente.

Non ho nulla contro Bob Dylan e contro i cantanti, ma penso che riconoscere ad un cantate, per quanto profonda sia stata la sua arte, il nobel della letteratura sia un’idiozia totale, un’offesa al buon senso sebbene questa offesa sia ben ammantata da buoni sentimenti e ampollose chiacchiere mediatiche. Questa decisione deve apparire così come è, cioè schifosa politica della peggior specie possibile cioè quella del politicamente corretto. Osservo, infatti, che Bob Dylan è stato premiato da Barack Obama in persona, il quale a poco più di 20 giorni da un voto cruciale a cui indirettamente partecipa attaccando Trump ogni giorno, come fanno attori e cantanti ‘illuminati’, ha deciso di prendere la scena nominando Bob Dylan ‘senatore a vita‘ uno che è senatore come il cavallo di Caligola ha scritto la Divina Commedia, una statua bellissima che si trova a Parigi al centro dell’Africa buddista ! Mi viene in mente Samuel Bechett e la letteratura dell’assurdo, e mi chiedo come mai questo grande letterato irlandese che scrisse cose così profonde ed intelligenti, non sia mai stato invitato prima di morire nel 1989 al Festival di Sanremo a cantare un romanzo ! Quindi mi chiedo è la letteratura che da oggi comprende la musica, o è la musica che comprende la letteratura?

Mi chiedo: Il grande Farinelli è stato un grande pittore come Caravaggio, sebbene fosse un soprano e non avesse mai dipinto nulla? Manzoni è stata una possente voce della lirica come Pavarotti e non un letterato, sebbene non abbia mai fatto il maestro d’opera? Van Gogh è un compositore come Bach e non un pittore sebbene non abbia mai composto opere musicali? Quindi perché un compositore musicale contemporaneo deve essere considerato un grande letterato anche se non ha mai composto nessuna opera letteraria?

L’assurdo imposto nelle arti o come talvolta avviene nelle scienze per esigenze politiche o governative, deve essere disprezzato come si deve disprezzare la stupidità, chi la diffonde e chi la subisce. Questa necessità di diffusione del politicamente corretto, cioè di correzione politica di quello che è normalmente in essere, oltre a mera stupidità costituisce pura corruzione politica, un potere insano esercitato da menti subdole sulle menti fragili ed ignoranti.

In conclusione, capisco che i democratici Usa abbiano bisogno, in vista delle elezioni dell’otto di novembre, di rispolverare e rianimare meandri psicologici di collettivismo democratico per poter votare Hillary Clinton con il suo vestitino rosso sangue, ma dare il nobel della letteratura a Bob Dylan è esattamente come dare il pallone d’oro a Lebron James, e io non ce l’ho con l’asso Nba perchè Dio solo sa quanto a me piaccia un’ala piccola che fa la differenza sul parquet ma non sull’erba !

Questa piccola violenza del politicamente corretto devasta e mortifica la cultura occidentale costituendo l’ennesima idiozia di questi 8 anni di Obama, un premio nobel della pace, così tanto ‘nobel’ da essere stato capace di squassare nel sangue mezza Africa, tutto il Medioriente, nonché impoverire, lambendola con macchie di sangue a pois gran parte dell’Europa, perseguendo di ripristinare scientemente la guerra fredda Usa-Urss.

Anche per questo insulso premio nobel confido che la Divina Provvidenza si manifesti subito tramutando l’Innominato in Fra Cristoforo mentre la peste elettorale finalmente si porti via su un carrettino tutti quei bravi che furono.

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