NEW YORK – Dalle pagine del “Wall Street Journal“, la direttrice dello Hudson Institute’s Center for Religious Freedom, Nina Shea, rivolge un duro atto d’accusa a Washington e ad Antonio Guterres, gia’ direttore dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e prossimo alla nomina a segretario generale delle Nazioni Unite.
Guterres ha affermato lo scorso dicembre che i rifugiati cristiani scampati alle brutalita’ dell’Isis in Iraq e in Siria, vittime dei conflitti in quei due paesi e spesso delle violenze dei loro connazionali di religione musulmana, non dovrebbero essere trasferiti in Occidente.
Eppure, sottolinea Shea, appena sei mesi fa il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha formalmente accusato l’Isis di “genocidio” contro i cristiani, gli Yazidi e altri gruppi e minoranze religiose nelle aree sotto il controllo del sedicente Califfato.
“Per quale ragione – si chiede Shea e con lei il Wall Street Journal che dà grande rilievo in prima pagina a questo intervento – l’amministrazione Obama ha affidato la sopravvivenza di queste persone e i preziosi aiuti statunitensi a una agenzia delle Nazioni Unite (l’Alto commissariato per i rifugiati Unhcr -ndr), che come la sua organizzazione madre non ha mai ammesso l’esistenza di questo genocidio?”.
Il dipartimento di Stato Usa afferma di essere impegnato a sostenere le minoranze fuggite da Siria e Iraq, assieme agli altri profughi da quei paesi, proprio per tramite delle Nazioni Unite. Dal 2012 ad oggi gli Stati Uniti hanno destinato al sostegno umanitario per i siriani 5,6 miliardi di dollari, tutti gestiti dall’Onu.
Eppure, accusa l’autrice dell’editoriale, “l’Unhcr marginalizza i cristiani e gli altri obiettivi della campagna di sterminio dell’Isis in due programmi critici da cui vengono sistematicamente esclusi: l’edilizia abitativa per i rifugiati nella regione e il ricollocamento all’estero dei rifugiati siriani“.
Anche negli Usa, l’estensione del programma di accoglienza dei rifugiati siriani del presidente Barack Obama “sconta una costante sotto-rappresentanza dei sopravvissuti al genocidio in Siria”: i dati del dipartimento di Stato dimostrano che “dei 12.587 rifugiati siriani ammessi negli Usa lo scorso anno fiscale, appena 68 erano cristiani, e solo 24 membri della comunita’ Yazidi”.
Cio’ significa che “appena lo 0,5 per cento dei rifugiati siriani accolti negli Usa sono cristiani, nonostante costoro abbiano costituito a lungo il 10 per cento della popolazione siriana”.
E’ un’ccusa durissima e documentata che svela un vero e proprio orrore: il disinteresse dell’amminisrazione Obama e del Partito Democratico per l’olocausto di cristiani in Medio Oriente, disinteresse che si allarga all’Onu e perfino alla Chiesa cattolica.
Posto di fronte alla questione il mese scorso, durante un’audizione al Senato federale, il vice assistente del segretario di Stato Usa, Simon Henshaw, ha affermato che solo l’1 per cento dei rifugiati siriani registrati sono cristiani: un dato che “non e’ in alcun modo compatibile con quanto denunciato lo scorso agosto dal Patriarca cattolico siriano Younan, secondo cui mezzo milione di cristiani siriani – circa la meta’ del totale – sono fuggiti dal paese”.
Sono stati tutti massacrati? Oppure non vengono considerati “profughi” proprio perchè sono cristiani? E quindi abbandonati al loro destino di sofferenze e morte? Solo queste, sono le possibilità.
“Il dipartimento di Stato americano specula che i cristiani non vogliano essere trasferiti all’estero, e per questo non si registrino alle liste per i ricollocamenti – scrive il Wall Street Journal”. Secondo Shea, pero’, “gli indizi portano tutti all’Unhcr: un rapporto sui rifugiati cristiani in Libano curato lo scorso gennaio dal Catholic News Service denuncia infatti una vera e propria discriminazione da parte dell’agenzia Onu Unhcr ai danni dei cristiani, che vengono ignorati dai funzionari dell’agenzia dopo le interviste iniziali. E abbandonati al loro tragico destino. Vengono preferiti i musulmani, sempre”.
Interrogato personalmente da Shea lo scorso dicembre, durante una conferenza stampa a Washington, Antonio Guterres ha replicato con affermazioni “scioccanti ma illuminanti”: i cristiani siriani, ha affermato, non dovrebbero essere trasferiti in Occidente perche’ sono parte del “dna del Medio Oriente”. Affermazioni, accusa l’autrice dell’editoriale, “che suonano come l’articolazione di una politica discriminatoria dalle finalita’ politiche”. Quelle dalla pulizia etnica dei cristiani dal Medio Oriente.
Redazione Milano – IL NORD