Il medico di Fuocoammare non è mai stato pagato

 

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LAMPEDUSA – La definisce una battaglia etica e non economica, anche perché ha già annunciato che intende devolvere tutte le somme che incasserà in favore di profughi e rifugiati che in questi anni ha assistito e curato.

Pietro Bartolo, medico del Poliambulatorio di Lampedusa, tra i protagonisti del film di Gianfranco Rosi Fuocoammare, Orso d’oro a Berlino e candidato per l’Italia agli Oscar, torna nuovamente a fare accendere i riflettori sul dramma dei migranti. “In questi anni – spiega – mi sono state richieste centinaia di ispezioni cadaveriche sui corpi martoriati di chi era morto in mare, ma la mia attività professionale non è mai stata pagata”.

Il medico, che dopo il successo di Fuocoammare è diventato un personaggio pubblico invitato anche in numerose trasmissioni televisive, sottolinea che la sua richiesta ha una valenza sociale. “Tutto quello che riuscirò ad ottenere – dice – verrà devoluto ai migranti. Del resto i corpi erano i loro. Questi soldi spettano a loro. Io non terrò per me nemmeno un euro”.

Bartolo non ha idea della cifra che dovrebbe incassare: “Non mi sono mai informato – spiega – anche se ho fatto richiesta all’Asp per le prime 375 ispezioni cadaveriche”. Il medico, divenuto ormai un simbolo della solidarietà e dell’accoglienza verso i migranti, non riesce dunque ad avere riconosciuto il suo lavoro dal punto di vista economico nonostante l’impegno e l’abnegazione dimostrati in tutti questi anni. ansamed