Si addensano nubi nerissime sul governo Renzi: sul sito del ”Financial Times” è apparso un duro editoriale di Tony Barber sul ”ponte verso il nulla” che sono le riforme costituzionali. L’editorialista, per bocciare il ddl Boschi, usa l’artificio retorico di associarle al Ponte Sullo Stretto, che Renzi ha recuperato dal cassetto dei sogni berlusconiani dopo averlo bollato ”uno spreco di denaro”.
Secondo Barber, ricicciare il ponte è un modo per ”ridurre l’incentivo dei fedelissimi di Berlusconi a farlo cadere in caso di sconfitta al referendum. Ma vale la pena un simile progetto?”. E da qui parte un micidiale attacco alle riforme costituzionali , ”che poco faranno per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica. (…) l’Italia non ha bisogno di più leggi approvate più in fretta, ma meno leggi e scritte meglio”. L’articolo si chiude con una stroncatura definitiva, e dunque a un palese sostegno per il “No”:
”Nelle capitali europee, il sentimento comune è di sostenere Renzi. Un’Italia senza timone, vulnerabile a una crisi bancaria e al movimento anti-establishment dei Cinque Stelle, porterebbe problemi seri. Eppure, una sconfitta di Renzi al referendum non per forza destabilizzerà l’Italia. Una vittoria, invece, potrebbe far emergere la follia di mettere gli obiettivi tattici della sopravvivenza di Renzi davanti al vero bisogno strategico che ha l’Italia, quello di una sana democrazia”.
Il verdetto pare chiaro: il ”Financial Times” si schiera contro Renzi e il referendum.
Tutto bene? Sì, se non fosse che lo scorso luglio, lo stesso Tony Barber aveva vergato un altro editoriale, nel quale invece metteva in guardia sui disastri che sarebbero seguiti in caso di bocciatura delle riforme costituzionali. Sul referendum renziano si poggiava non solo la stabilità italiana, ma la tenuta dell’intera architettura europea. L’articolo era tanto utile alla causa referendaria da finire dritto sul sito dei comitati per il Sì:
http://www.bastaunsi.it/unione-monetaria-rischio/
In effetti, nell’articolo di luglio si leggeva che “[l]a sconfitta rischierebbe di gettare l’Italia in uno stato di prolungata instabilità politica ed economica (…) e potrebbe mettere l’Italia, paese cruciale per la sopravvivenza dell’unione monetaria, nelle mani di un partito idiosincratico, del tutto inesperto a livello nazionale e che vuole far uscire il paese dall’eurozona”.
Così chiosava, solo tre mesi fa, il buon Barber: “Numerose bucce di banana si trovano lungo il cammino dell’UE nei prossimi 12 mesi, da una potenziale vittoria dell’estrema destra in Austria alle elezioni in Olanda e Francia. Ma il referendum costituzionale italiano potrebbe essere la più scivolosa di tutte”.
Siccome la legge in questione è sempre la stessa e la situazione politica italiana non è cambiata in modo drastico, una giravolta così clamorosa può voler dire solo una cosa: qualcuno nei circoli finanziari ha cominciato a scommettere contro la tenuta del governo Renzi. E ha caricato il fucile di un quotidiano ”pesante”. Occhio Matteuccio, quando la finanza internazionale si schiera, un Paese vulnerabile come l’Italia può finire nel ciclone nell’arco di pochi giorni, o poche ore. Il tuo maestro Silvio ne sa qualcosa…