Baku – “Mai piu’ violenza in nome di Dio!”: questo il grido di Papa Francesco che è risuonato nella moschea di Baku, in Azerbaigian, dove il pontefice ha chiesto che tutte le religioni si impegnino a “dialogare con gli altri e pregare per tutti” e con questi “mezzi” contribuiscano a “superare le barriere, debellare le poverta’ e le ingiustizie, denunciare e arrestare la proliferazione di armi e i guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri”. “La voce di troppo sangue grida a Dio dal suolo della terra, nostra casa comune. Ora siamo interpellati a dare una risposta non piu’ rimandabile, a costruire insieme un futuro di pace: non e’ tempo di soluzioni violente e brusche, ma l’ora urgente di intraprendere processi pazienti di riconciliazione”, ha detto il Papa. “Dio – ha affermato Bergoglio – non puo’ essere invocato per interessi di parte e per fini egoistici, non puo’ giustificare alcuna forma di fondamentalismo, imperialismo o colonialismo. Ancora una volta, da questo luogo cosi’ significativo, sale il grido accorato: mai piu’ violenza in nome di Dio! Che il suo santo nome sia adorato, non profanato e mercanteggiato dagli odi e dalle contrapposizioni umane”.
Ad ascoltare il papa c’erano lo sceicco Allahshukur Pashazadeh, capo dei musulmani del Caucaso, e i capi religiosi locali della chiesa ortodossa russa e della comunità ebraica.
Francesco ha lanciato un appello a evitare ogni forma di divisione, intervenendo in un Paese a maggioranza islamica dove i cattolici sono poco piu’ di 700, e ha parlato di religione come mezzo per ritrovare la pace fra gli uomini.
Papa Francesco si e’ tolto le scarpe prima di entrare nella Moschea Heydar Aliyev di Baku. Francesco ha ricevuto al suo ingresso un piccolo tappeto denominato “preghiera” in quanto viene utilizzato proprio per pregare all’interno del luogo sacro. Francesco ha risposto con un mosaico che raffigura Castel Sant’Angelo. (AGI)