C’è un fil rouge che dagli attentati di Parigi arriva in Italia e che potrebbe rappresentare l’indizio sulla presenza di una “rete associativa”, di un “gruppo predisposto a compiere atti di terrorismo nel nostro e in altri Paesi”. “Seguendo i money transfer, abbiamo ricostruito una rete che, partendo da uno degli attentatori di Parigi, è finita in Italia. Ci sono indagini in corso”, ha reso noto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, nel corso di un’audizione davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera. “Flussi – ha proseguito – sono partiti dall’attentatore e sono finiti ad un tizio che stava qui in Italia, poi da questo tizio sono partiti altri trasferimenti da money transfer verso altri soggetti che stanno in Italia e che stanno all’estero. Stiamo ricostruendo la rete che puo’ anche essere una rete associativa, puo’ essere un gruppo predisposto a compiere atti di terrorismo nel nostro e in altri Paesi”.
Nelle indagini sul terrorismo internazionale “abbiamo un problema molto serio con gli interpreti, sia per quanto riguarda il numero, che e’ esiguo, sia per quanto riguarda la loro intrinseca affidabilità”, ha affermato il procuratore nazionale. “E’ indispensabile – ha spiegato Roberti – un potenziamento del supporto linguistico agli inquirenti: ci scontriamo con una montagna apparentemente insormontabile, svolgere indagini utilizzando interpreti affidabili per lingue e dialetti spesso incomprensibili che pero’ sono assolutamente indispensabili da interpretare”.
“Per rendere sempre piu’ incisiva l’azione di contrasto al finanziamento del terrorismo, sarebbe opportuno accentuare il controllo delle segnalazioni di operazioni sospette da parte dei cosiddetti money transfer”, ha sottolineato. “C’e’ una scarsa incidenza – ha affermato ancora Roberti – delle segnalazioni di operazioni sospette da parte delle agenzie di money transfer che hanno sede legale nei Paesi comunitari e che hanno qui solo agenzie: queste ultime, per essendo tenute per legge alla segnalazione, difficilmente la fanno, per cui sfugge al controllo e alle indagini una parte di flussi finanziari potenzialmente destinati a finanziare condotte terroristiche. Eppure, quello che abbiamo verificato nella esperienza operativa e’ che tutti i principali attentati terroristici di matrice islamica, dalle Torri gemelle nel 2001 sino a Parigi e Bruxelles, sono stati sempre preceduti da rimesse di denaro ad alcuni degli esecutori materiali“.
“Risulta – ha concluso il procuratore – dagli accertamenti gia’ effettuati dall’Uif e dalla Guardia di finanza che alcuni operatori del settore hanno sistematicamente eluso l’obbligo di segnalazione o non hanno i requisiti previsti dalle norme vigenti. Un monitoraggio dei flussi di denaro attraverso i money transfer verso soggetti considerati a rischio terrorismo potrebbe rivelarsi insomma un utile strumento di prevenzione”. AGI