Il direttore della Gazzetta di Lucca scrive ad Armando Manocchia

 

Aldo Grandi, direttore della Gazzetta di Lucca, scrive ad Armando Manocchia, direttore di ImolaOggi

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Caro direttore,

le scrivo da questo avamposto assediato tra Lucchesia e Versilia dove, come avrai visto e hai anche pubblicato, le truppe cammellate del Pd toscano hanno attaccato la Gazzetta di Lucca per aver pubblicato una frase in cui Matteo Renzi, nostro malgrado capo del governo italiano, è stato definito un traditore degli interessi e della cultura italiani e meritevole per questo della pena che, fino alla sua totale abolizione nel 1994, spettava a coloro che avevano tradito il proprio paese, la fucilazione alla schiena. La frase in questione, apparsa nel colonnino-editoriale denominato Ce n’è anche per Cecco a cena, ha suscitato le ire e la reazione, in primis, di Andrea Marcucci senatore prima del Pli poi passato nelle file del Pd, esponente della famiglia a capo del Gruppo Marcucci (Kedrion, Farmabiagini etc.) specializzato nella produzione, nel commercio e nella vendita del plasma e dei suoi derivato più volte coinvolto in inchieste della magistratura.

Le nostre Gazzette stanno scoperchiando un pentolone di incastri che vedono al centro di tutto la gestione del potere del Partito democratico e le sue diramazioni, non da ultime le vicende relative alla partecipazione delle cooperative alla gestione del fenomeno immigrazione. Qui a Lucca, inoltre, abbiamo un prefetto così solerte nel cercare location per i clandestini – perdonaci il linguaggio forse non deontologicamente rispettoso, ma grammaticalmente esatto – mentre ci sono centinaia di pensionati e di senza casa che attendono di poter vivere decorosamente nella terra che ha ospitato i loro avi per secoli.
Ebbene, nell’editoriale in cui ce la prendevamo politicamente con Luca Menesini, un altro degli aspiranti ragazzi renziani, dotato, pensa, del dono dell’ubiquità essendo, contemporaneamente, sindaco di Capannori e presidente dell’ente più inutile che esista, la Provincia, paragonandolo all’ex sindaco vincente e detronizzato di Viareggio, il ‘transfuga’ del Pd Giorgio Del Ghingaro, il sottoscritto ha infilato la frase che ha scatenato il pandemonio. Al punto che prima lo stesso Marcucci su fb, poi il segretario regionale del Pd Parrini quindi il presidente della Regione Rossi, hanno attaccato l’autore dell’editoriale definendolo fascista e le sue affermazioni deliranti.

Che cosa c’entri il fascismo con l’aver definito meritevole dell’appellativo di traditore Matteo Renzi, davvero non ce lo sappiamo spiegare. A prescindere dal fatto che, è bene dirlo, in un mondo in cui ci si può dire tutto – spacciatori, transessuali, bisessuali, omosessuali, ladri, transgender, brigatisti, terroristi, comunisti, stupratori, migranti, profughi, appestati – sicuri di godere di qualche appoggio e considerazione, tranne che fascisti altrimenti si muoverebbero persino le truppe dell’ex Patto di Varsavia, l’appellativo può essere motivo di distinzione e di autonomia di pensiero.

Ciònonostante è evidente che la Sinistra tende a demonizzare con il termine fascista tutti coloro che non la pensano allo stesso modo, ossia in quel politically correct che un personaggio straordinario come Ida Maglio era solito giudicare la forma perfetta di lavaggio del cervello.

Ebbene, chi scrive ha soltanto scritto quello che la maggior parte degli italiani pensa. Un capo del Governo che dovrebbe proteggere le frontiere del proprio Stato, che dovrebbe tutelare il popolo che vive su quel territorio e assicurarne la sovranità, al contrario apre le frontiere a tutti senza tenere conto che si tratta di un’operazione arbitraria e, questa sì, fascista in quanto dittatoriale. A casa mia, caro direttore, quando si vuol far entrare qualcuno, prima si bussa e si chiede se chi ci vive è d’accordo. Matteo Renzi e il Pd, complice una Chiesa che ha perso ogni carattere di identità religiosa, non solo non lo hanno domandato agli italiani, ma, addirittura lo hanno imposto pretendendo di averne il diritto.

Chi è, dunque, eventualmente, il fascista e chi, soprattutto, colui che se ne frega di ogni consenso e libertà di essere contrari?

Certo, ribadisco che Renzi è un traditore del popolo italiano, che ha ridotto la Marina Militare, orgoglio delle nostre forze armate, ad essere una sorta di badante del mare, che si è dedicato, a spese degli italiani, alla pesca in profondità di cadaveri il cui recupero, pur nel rispetto umano e culturale delle vittime, non ha alcun senso, che ha riempito come fosse un imbuto il Paese di clandestini di tradizioni, razza, religione, usi e costumi lontani anni luce dai nostri, nemmeno si trattasse di una giroconto bancario dove niente contano i millenni di storia patrimonio comune sia nostro sia di quella gente sradicata dalle loro terre – ma quante guerre mai ci saranno da far scappare tutti gli abitanti dell’Africa?. Ecco, questa è la peggiore responsabilità: condannare non solo gli italiani a dover convivere senza poter scegliere, ma anche i cosiddetti profughi ad abbandonare tutto ciò per cui sono diventati quel che sono.

In sostanza, caro direttore e qui chiudo, la gente comune, non quelli che, come Renzi e i maggiorenti del Pd guadagnano migliaia di euro al mese dilettandosi con la Politica, si domanda ogni giorno che cosa accadrà quando l’emergenza finirà se, ammesso che ciò avvenga, finirà veramente: chi manterrà milioni di esseri umani che chiederanno, vorranno, pretenderanno dicendo, qualora non potessimo accontentarli, perché, allora, li abbiamo fatti entrare. Renzi non solo è un traditore, ma un irresponsabile che sta preparando il terreno per le lotte che scoppieranno tra poveri negli anni a venire a meno che, e ciò sta già avvenendo, i clandestini o migranti che dir si voglia non diventino i nuovi dipendenti foraggiati da uno Stato parassitario che di parassiti, evidentemente, non ne ha mai abbastanza.

Aldo Grandi – Gazzetta di Lucca