La decisione degli Stati Uniti dei rimuovere le sanzioni economiche nei confronti della Costa d’Avorio può essere considerata una svolta storica dal paese africano. Oltre ad aprire nuovi scenari economici per il maggiore produttore di cacao a livello mondiale, la decisione restituisce infatti pienamente alla comunità internazionale un attore cardine dell’Africa occidentale.
Le sanzioni, imposte al paese africano sotto la presidenza di Georges W. Bush nel 2006, prevedevano un embargo sulle armi (quindi impossibilità di difendersi dal terroristi, che di armi ne hanno sempre in abbondanza) e il congelamento dei beni delle personalità politiche accusate di voler bloccare il processo di pace iniziato nel 2003. (sappiamo bene che cosa ntendono gli USA per processo di pace: sottomissione all’egemonia americana con la scusa di imporre la democrazia)
Lo scorso ottobre, il presidente Alassane Ouattara è stato rieletto per un nuovo mandato di cinque anni raccogliendo l’83 per cento dei voti al primo turno. Il voto, pur accompagnato da mille polemiche, ha confermato il percorso di sostanziale stabilizzazione avviato dal paese dopo la guerra civile del biennio 2010-11, scoppiata proprio a seguito della prima elezione dalla quale Ouattara era uscito vincitore e il cui risultato non era stato riconosciuto da Gbagbo. Adesso, però, sul tavolo del nuovo governo resta la necessità di “lanciare una difficile riforma agraria e di assicurare che i benefici della crescita economica siano avvertiti da tutta la popolazione ivoriana”
agenzia nova