Renzi, capo del Governo di uno Stato che non ha più una sovranità, un territorio e un popolo

 

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di Aldo Grandi

Chi scrive ha volutamente atteso prima di affrontare, a mente lucida, tutto ciò che è avvenuto a seguito della pubblicazione, sulla Gazzetta di Lucca, dell’editoriale finito su tutti i principali mezzi di informazione nazionali. Avere definito il presidente del Consiglio un traditore del popolo italiano, ma, soprattutto, delle sue radici, della sua storia, delle sue sofferenze e del suo diritto a sentirsi parte di un territorio bagnato con il sangue di milioni di uomini e donne che hanno patito e perso la vita per conquistarlo e mantenerlo, è una pura e semplice constatazione oltreché, per il sottoscritto, una convinzione ancor più che un’opinione.

Uno Stato è composto, lo insegnano ovunque tanto è evidente, da tre elementi: la sovranità, un territorio e un popolo. A vostro avviso Matteo Renzi e il Pd che sono al governo del paese hanno forse manifestato rispetto per tutto questo? Non hanno più sovranità perché è limitata dai poteri forti esterni all’Italia, non hanno più un territorio poiché non sanno difenderlo e hanno permesso la sua invasione, non hanno un popolo – e non solo perché da esso sono disprezzati e odiati al punto che mai un governo con tanto favore e appoggio mediatico è stato, al contrario, vilipeso e disprezzato dalla gente comune – perché della sua volontà se ne sono fregati e se ne infischiano. Far entrare centinaia di migliaia di clandestini in un Paese senza chiedere prima a chi vi abita se lo desiderino e siano disposti ad accettarlo, dimostra il più totale menefreghismo verso le esigenze della popolazione italiana.

Anche il più ritardato dei lettori avrebbe compreso che il richiamo alla fucilazione alla schiena – in un paese dove la fucilazione in generale è stata abolita anche per il codice militare in tempo di guerra nel 1994 – era una provocazione per stimolare le coscienze ad aprire gli occhi su ciò cui sta andando incontro questo povero stivale sfasciato: una guerra tra poveri che vedrà, sparsi nelle strade e nelle piazze, milioni di individui che chiederanno, pretenderanno, grideranno senza alcun interesse a studiare la nostra Storia, la nostra Cultura, la nostra religione, assaporare il nostro stile di vita e frequentare i nostri abituali luoghi di convivio e convivenza. I Parrini, i Marcucci, i Rossi, gente che nella vita ha guadagnato da vivere facendo politica quando la grande borghesia industriale del Nord Italia, quella produttiva e non certo parassitaria come quella attuale, era solita, a inizio secolo, spedire i figli meno intelligenti a Roma per dedicarsi, appunto, ai corridoi della destra e della sinistra al potere, hanno volutamente gridato allo scandalo procurando, al sottoscritto e alla Gazzetta di Lucca, una insperata pubblicità.

Hanno, però, commesso il solito errore insito nell’Ideologia più insana e pericolosa che l’umanità abbia mai conosciuto, quella del comunismo: ossia il disprezzo per le regole del gioco, la noncuranza verso l’onore, la libertà, la correttezza, la sfida, la competizione. Invece, cioè. di affrontare l’autore della frase a viso aperto, con argomenti consistenti e vis à vis, hanno preferito – e per fortuna che non siamo nella Russia dei Soviet – isolare l’avversario additandolo con l’unica parola capace, in questo Paese di vermi, di far alzare anche chi, per tutta la propria esistenza, non ha saputo fare altro che strisciare. Lo hanno, cioè, definito fascista, Enrico Rossi, questo mandarino dedito al potere, addirittura ‘fascistissimo’ senza nemmeno, ne siamo certi, aver letto una sola riga dei libri scritti da questo giornalista di provincia che si è spezzato la schiena per non piegarsi alla mediocrità e all’anonimato di un mestiere divenuto, ormai, incetta di incapaci e gente senza spina dorsale.

Che cosa c’entra la parola fascista con ciò che è stato scritto? Ché forse i comunisti, a tutte le latitudini, gli avversari politici non li hanno massacrati, deportandoli in Siberia, ma, peggio ancora, facendo quello che nemmeno il nazismo e il fascismo erano stati capaci di fare?, annientare le loro personalità facendoli confessare ciò che non avevano mai compiuto. Le purghe staliniane del 1937-38 in cui persero la vita comunisti anche italiani che avevano visto, ciecamente, nella stella rossa, la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, hanno dimostrato al mondo che si può essere capaci di distruggere l’individualità e la mente di un uomo e l’ex presidente Giorgio Napolitano ebbe a scrivere parole allucinanti in occasione dell’invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati di Mosca. Ed è stato proprio questo campione di democrazia a favorire l’avvento dei suoi ex compagni di partito al potere di uno stato senza che nessuno li abbia mai eletti.

Siamo forse noi, allora, i fascisti, che si vedono imporre una politica dell’accoglienza indiscriminata, politica imposta con la violenza e con la scusa del falso buonismo o non sono, piuttosto, coloro che, come Matteo Renzi, agiscono senza domandare alcuna autorizzazione?

Il Pd, un partito che ha vomitato merda su Oriana Fallaci e sulle sue teorie rivelatesi, adesso, così attuali, contro Ida Magli, antropologa di grande spessore, un partito divenuto servo della grande finanza e dei poteri forti che, in Europa, vogliono annientare ogni angolo di identità nazionale. Attenzione, distruggere il senso di appartenenza è l’anticamera della perdizione e dell’assenza di memoria.

E di fronte a tutto ciò chi scrive dovrebbe temere che cosa? Di essere radiato? Di essere picchiato? Di essere denunciato?

Ascoltate bene voi, i Renzi, i Parrini, i Marcucci soprattutto quest’ultimo: il sottoscritto, per quanto potrete cercare, non ha scheletri nell’armadio, ma ne ha uno, uno solo e che scheletro, sotto un metro di terra. E di fronte a quello scheletro, quando lo ha accompagnato nell’ultimo viaggio poiché solo polvere e ossa erano rimaste, ha giurato che mai e poi mai avrebbe piegato la schiena o chinato la testa davanti al sopruso e al vostro potere come a quello di chiunque altro.

Voi potrete farlo sospendere dall’Ordine, farlo anche radiare, sopprimerne la voce e la penna, ma non potrete mai cancellare la vostra mediocrità e la vostra inadeguatezza di fronte a un popolo che, presto o tardi, prima o poi, capirà chi ha davanti.

Il nostro capo del Governo si diletta con le nuove tecnologie, bene, che impari a stare in mezzo alla gente, a camminarci insieme, a farsi raccontare le loro storie, a comprendere ancor prima e ancor più che a spiluccare sulle maledette diavolerie dell’elettronica. Lei, Matteo Renzi, è lontano anni luce dal popolo che crede di poter rappresentare, solo e isolato nella sua torre d’avorio circondato dalla Presidenziale che la deve difendere da quelli che la dovrebbero amare.

Che profondo senso di tristezza…

lagazzettadilucca.it