“Il progetto dell’euro si è rivelato un fallimento economico; in assenza di un’urgente riforma delle istituzioni europee, il rischio che una nuova crisi porti a spinte nazionaliste e alla disgregrazione dell’Unione è sempre più forte”. A lanciare l’allarme è l’economista e premio Nobel Joseph Stiglitz, in occasione della presentazione del suo libro, dall’eloquente titolo “L’euro e la sua minaccia al futuro dell’Europa”.
“La BCE è limitata, ma il problema è nell’eurozona
“Credo che ci siano dei limiti a quanto può fare la Banca Centrale – risponde ad euronews che gli chiede se ritiene sufficiente l’operato di Francoforte -. Il problema non sono le politiche, perché anche con le migliori politiche – e quelle che vediamo non sono le migliori – sarebbe virtualmente impossibile far funzionare l’eurozona, anche con un decisore politico geniale”.
“La diagnosi di Draghi colpevolizza le vittime. I governi da soli non possono niente”
Lo stesso mandato della BCE è troppo limitato, argomenta Stiglitz. Inseguire un’inflazione del 2% ha finora condotto a errori grossolani. Giusto quindi che ora spetti ai governi europei fare la loro parte, come sostiene Mario Draghi?
“No, non credo – risponde Stiglitz -. Draghi, con la sua diagnosi sta cercando di spostare la responsabilità sulle vittime. Quando dice ‘i governi’, la domanda da porsi è ‘quali governi’? Se la Germania gonfiasse la propria economia, se permettesse l’aumento dei prezzi invece di far pesare l’aggiustamento su Paesi come Spagna e Portogallo, questo sarebbe di grande aiuto. Ma la questione fondamentale è la struttura dell’eurozona, cambiare il mandato della Banca Centrale Europea e creare altre istituzioni. I singoli Paesi non possono risolvere il problema da soli”. In questo quadro, secondo Stiglitz, prioritario è quindi completare l’Unione Bancaria e affiancarvi un meccanismo di mutualizzazione dei debiti pubblici e un fondo europeo di solidarietà per la stabilizzazione.
La versione integrale dell’intervista a Joseph Stiglitz sarà presto disponibile su euronews ed euronews.com nell’ambito del programma Global Conversation.