Referendum, Goldman ci prova: “col NO il Monte Paschi fallirebbe”

 

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Mentre i vari esperti “qualificati” sono costretti ogni giorno che passa a rimangiarsi le catastrofistiche previsioni sulla Brexit, con il Regno Unito che continua a segnare risultati positivi in campo economico, Goldman Sachs si lancia in una nuova previsione degna del Mago Otelma: se in Italia dovesse vincere il “NO” al referendum costituzionale, l’aumento di capitale per salvare il Monte dei Paschi di Siena fallirebbe trascinando nell’abisso l’intero sistema bancario. Già che c’erano potevano anche aggiungere l’invasione delle cavallette e la morte dei primogeniti maschi in tutte le famiglie italiane.

Francamente ci auguriamo che nessuno si lasci più abbindolare da questi stregoni con l’imbuto in testa che riescono a dire tutto ed il contrario di tutto, anche se deve far riflettere sul livello di arroganza raggiunto dai poteri finanziari divenuti ormai insofferenti a qualsiasi forma di democrazia (non a caso la “deforma” costituzionale messa a punto dal ministro Boschi, “casualmente” figlia di un banchiere coinvolto nel crack di Banca Etruria va proprio nella direzione di comprimere la democrazia italiana) non solo nel nostro paese, ma a livello mondiale.

MPS, con molta probabilità, vedrà fallire il proprio aumento di capitale, ma non perché il popolo voterà “NO” al referendum costituzionale. La verità è amara: si tratta di una banca “marcia” che allo stato attuale non ha alcuna prospettiva futura.

Monte Paschi: crediti deteriorati per 27 miliardi, ultimatum della Bce

Non è un caso che, per cercare di far andare in porto l’aumento di capitale, venga proposta la conversione in azioni delle obbligazioni subordinate: un chiaro segnale che di gente disposta a mettere mano al portafogli per far sopravvivere la banca di Rocca Salimbeni in giro per l’Italia – e per il mondo – non ce n’è. Pensate che al Forum Ambrosetti, l’incontro che raggruppa la supposta èlite politica ed economica di questo sgangherato Paese, solo il 35% degli intervistati alla domanda “Lei sottoscriverebbe l’aumento di capitale di MPS?” ha risposto “Sì”.

E se non intende farlo chi gli euro li ha, dovrebbe farlo la casalinga o il pensionato che hanno messo i loro risparmi in obbligazioni, magari convinti da qualche direttore di filiale col pelo sullo stomaco di aver fatto un investimento “sicuro”?

D’altra parte, il problema MPS non ha soluzione per i seguenti motivi: enorme mole di crediti marci (27 miliardi di euro) non più rimborsabili, enorme sovrabbondanza di filiali in Italia rispetto i depositi e quindi numero estremamente elevato di impiegati, scarsissima redditività della banca nel suo complesso, enorme quantità di capitali congelati in titoli di stato italiani, e ancorati dentro operazioni di derivati assolutamente folli messe in atto dalla precedente gestione Mussari.

Se la clientela attuale decidesse di liquidare – non si dice tanto – il 20% dei depositi, sarebbe la catastrofe. Mentre l’aumento di capitale – preteso dalla Bce – nella sostanza finirebbe con l’essere bruciato in pochissimo tempo e non risolverebbe affatto la fame di contanti che ha la banca sia per tornare ad avere quel minimo di cash che servirebbe a “garantire” i conti correnti, sia e soprattutto per coprire le perdite miliardarie (in euro) dei crediti finiti a carta straccia.

In questo clima è evidente che a Goldman Sachs piace vincere facile sul fallimento dell’aumento di capitale. Il problema è che il bail in di MPS rappresenterebbe anche il fallimento economico oltrechè politico del PD e del suo leader Renzi, e pur di scongiurarlo il governo starebbe pure valutando di chiedere l’intervento del fondo salva stati, ovvero far arrivare la troika criminale ue-bce-fmi in Italia, per attuare quelle “amorevoli cure” che hanno devastato e massacrato il popolo greco.

Più che chiedere l’intervento del fondo salva stati, sarebbe sufficiente chiedere la restituzione di quanto versato a suo tempo dall’italico stivale sotto il governo Monti al fondo medesimo: oltre 50 miliardi di euro che sono finiti nelle tasche dei banchieri nordici tramite il salvataggio delle banche greche e spagnole.

L’autunno che si avvicina è tutt’altro che sereno e potrebbe vedere la fine di quel poco di democrazia che rimane in questo paese. Per questo motivo è fondamentale votare “NO” al referendum e chiedere conto a chi ha (mal)gestito MPS in questi anni del disastro compiuto. Ne va del futuro di tutti gli italiani.

Luca Campolongo IL NORD