Una volta successe che una volpe, per quanto astuta, venne giocata da un piccolo riccio di terra. E sentite come.
Un giorno cominciò a diluviare così forte che pareva che il cielo si fosse proprio rotto. La volpe s’era riparata in una tana in cui poteva starci appena appena. Guardava come il buon Dio mandava giù quella pioggia fitta e senza risparmio, quando a un tratto sbucò da un cespuglio un riccio tutto fradicio. Faceva pietà a vederlo. Arrivato vicino alla tana, disse con voce lamentosa alla volpe:
“Eh, comare volpe! Mi fai riparare nella tua tana finchè non torna il sole?”
“Eh, compare mio” gli rispose la volpe “non è possibile! La tana è tanto stretta, che da sola mi posso muovere appena appena”.
“Ma io voglio riparare soltanto il mio piccolo muso!” disse il riccio.
“Quand’è così, fà pure” gli disse la volpe.
Il riccio si avvicinò e infilò il suo musino nella tana; ma poi, a poco a poco, mise dentro la testa.
Dal cielo intanto l’acqua continuava a cadere a secchi. Per commuovere la volpe, il riccio le disse:
“Non vedi quanto sono piccolo? Fammi entrare, che ti prometto che mi raggomitolo in un cantuccio e non ti do nessun fastidio”.
La volpe si commosse, si rannicchiò e gli fece posto. Il riccio per un poco si stette così rannicchiato, che in verità non dava fastidio; ma poi, a poco a poco, cominciò a gonfiarsi e a mettere le sue spine fuori. A mano a mano che le spine del riccio si rizzavano, la volpe si rannicchiava, per non pungersi. Ma il riccio si gonfiava sempre più e la volpe, poveretta, più si stringeva in se stessa per non essere punta da quelle maledette spine. Alla fine la volpe non ne potè più e sbottò:
“E allora, come la mettiamo, compare riccio? Tu mi stai tormentando con le tue maledette spine”.
“Cosa vuoi da me, comare mia?” disse il riccio “Così son fatto io!”
E mentre diceva questo, continuava a gonfiarsi, a gonfiarsi.
Quando la malcapitata volpe si vide tutta gocciolante sangue, alzò la voce e minacciò di cacciarlo via. Ma il riccio esclamò:
“Eh, comare, non hai dunque capito che chi si punge se ne deve andare fuori?!”
La volpe, pur essendo la padrona della tana e nonostante piovesse, fece un salto e corse fuori all’aperto.
C’era una volta… Il potere delle favole – racconti popolari calabresi