Insulto del Corriere della Sera all’Iran: la risposta di Pars Today Italian

 

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di Davood Abbasi

Il Corriere della Sera ha davvero oltrepassato i limiti della decenza e in una data sensibile per gli iraniani, quella del cupo golpe della Cia a Teheran del ’53, sceglie di fare apologia dello Scia’ e di vomitare accuse contro l’Iran.

Nell’anniversario del brutale ed orribile golpe della Cia in Iran, che spodestò il governo democratico di Mohammad Mosaddeq nel 1953, invece di esprimere solidarieta’ ad un Iran che oggi si raccoglie per ricordare quel brutale atto e che e’ sempre stato amico dell’Italia, il Corriere decide di dar voce al figlio dell’ultimo Scià, legittimando cosi’ un dubbio personaggio che sforna dalle righe del Corriere una valanga di accuse e offese contro Teheran.

“Un regime non eletto”, “paranoico verso l’Occidente”, “colpevole di repressioni brutali”; come sempre accuse senza fondamento di un 55enne che non a caso vive a Washington e da lì guida un movimento agli estremi del terrorismo contro il popolo iraniano.

1 – Il “regime non eletto” di cui parla il signor Pahlavi’, e’ quello dove in 37 anni si sono tenute 38 elezioni tra parlamentari, presidenziali, amministrative ed ecc… Per di piu’, “il regime non eletto” venne preferito dagli iraniani alla monarchia nel 1979, con un voto plebiscitario del 98%.

2 – Il “regime paranoico verso l’Occidente” e’ stato storicamente e culturalmente uno dei partner importanti dell’Europa e piu’ di ogni altro paese dell’Italia. Tra l’altro, negli ultimi due anni, tanto per fare un esempio, Teheran e’ stata crocevia di visite di delegazioni politiche soprattutte occidentali; una su tutte, proprio la visita del premier italiano Matteo Renzi.

3 – Sulle “repressioni brutali” bisognerebbe chiedere al rampollo di casa Pahlavi’ se ricorda o meno il suo paparino che aveva proclamato illegali nel 1971 tutti i partiti iraniani tranne il Rastakhiz, quello guidato dallo scià. O secondo voi il ragazzo ricorda la carneficina di piazza Jalè, piazza di Teheran dove paparino uccise in un solo giorno 8 mila manifestanti? E lo Savak, la polizia segreta addestrata dal Mossad? Al signorino Pahlavì non viene in mente il filosofo Ali’ Shariati’, ucciso dai sicari dello Scia’ a Londra?

La gravita’ della questione si apprende ancora di piu’ apprendendo che il Corriere “legalizza” pure il rilascio in Italia di un malvivente ricercato dalla polizia iraniana e che era stato arrestato dall’Interpol. In una stagione come quella di oggi, in cui la lotta al terrorismo e la criminalita’ organizzata al livello mondiale e’ divenuta cosi’ vitale, e’ davvero serio usare doppi standard? Dividere i criminali ed i terroristi in buoni e cattivi? Arrestarne uno e liberarne un’altro? Il Corriere, dunque, sarebbe soddisfatto se un foreign fighter diretto in Italia venisse arrestato e poi liberato in un altro paese?

Da persone intelligenti, pero’, dobbiamo chiederci “per chi gioca” il Corriere della Sera.

Iran e Italia hanno relazioni fantastiche, i due popoli si amano, dalla politica, all’economia alla cultura, le due nazioni stanno costruendo dei rapporti che sono davvero un modello; l’Iran potrebbe fare davvero la differenza per molte aziende italiane, rimaste colpite dalla crisi e dalle sanzioni contro la Russia. C’e’ grande feeling tra i due paesi e cio’ favorisce entrambe le nazioni.

Perche’ in questo clima un quotidiano italiano decide di provocare gli iraniani? Perche’ offese addirittura alla massima autorita’ iraniana, l’Ayatollah Khamenei per voce del figlio di un dittatore e per di piu’ nell’anniversario del golpe che gli americani e suo padre hanno orchestrato contro il primo ministro Mossadeq?

Nella migliore delle ipotesi “l’intervista” del Corriere e’ dimostrazione di poca sensibilita’ e grande ignoranza; le offese che giungono proprio da uno della famiglia dello Scia’, il quotidiano italiano, le poteva riservare perlomeno per un giorno che non fosse quello dell’anniversario del golpe della Cia in Iran. L’articolo risulta quindi un’offesa, con tanta cattiveria; come se in Italia qualcuno facesse apologia del fascismo offendendo i partigiani proprio in un anniversario simbolico della repressione fascista.

Nella seconda e piu’ probabile ipotesi e’ una provocazione studiata che il Corriere ha sicuramente adottato per creare problemi nei rapporti.

Ma ora la domanda e’ questa: “Qual e’ l’unica realta’ al mondo che non gradisce le buone relazioni tra Iran e Italia?”.

Persino gli Stati Uniti, a quanto pare sono soddisfatti di queste relazioni. Ma allora “chi” ha favorito o voluto favorire il Corriere con tale provocazione?

Esatto, proprio coloro che trapassano con le armi un popolo e ne occupano il territorio; gli unici che non rinunciano per nulla all’ostilita’ nei confronti dell’Iran; per di piu’ lobby che hanno costruito sull’odio la loro esistenza.

Per concludere, o il Corriere ha una conoscenza “minima” della storia e dei fatti del Medioriente, o con una provocazione del genere nei confronti di una nazione amica, con il coprirla di offese ed insulti, e dando voce ad un personaggio dubbio, per favorire probabilmente entita’ ancor piu’ dubbie e pericolose, ha davvero voluto toccare il fondo ed oltrepassare il limite della decenza.

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