Trucidò 54 innocenti, ritirata medaglia al partigiano Teppa

 

Il partigiano ha ricevuto la «Medaglia della Liberazione», un riconoscimento «sponsorizzato» dall’Anpi per il suo impegno negli anni della Resistenza. Una medaglia che il prefetto Eugenio Soldà dovrà ritirare per ordine del Ministero della Difesa.

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Il suo nome di battaglia, «Teppa», è di quelli che la Storia non può dimenticare, scrive il Corriere del Veneto.

Tra il 6 e il 7 luglio del 1945, a guerra finita, insieme ai compagni della brigata garibaldina «Martiri Valleogra », legò il suo nome a doppio filo all’eccidio di Schio. Cinquantaquattro persone falciate a raffiche di mitra nelle ex carceri cittadine per mano del commando partigiano di «Teppa»-. Vennero uccise delle ragazze — è la ricostruzione dello storico Silvano Villani recensita sul Corriere della Sera da Silvio Bertoldi — perché erano figlie di militari Rsi ed erano nel carcere come fossero ostaggi, per far sì che i padri si consegnassero. Poi una casalinga di 38 anni: un inquilino moroso, per non pagare la pigione, l’aveva denunciata come fascista. «E pure lei cadde sotto i colpi di quell’improvvisato plotone d’esecuzione».

Dentro al carcere quei dodici «aprono il fuoco contro tutti e tutte — è la ricostruzione di Bertoldi sul Corriere — sangue a rivoli che fluisce dalle scale fin sulla strada e l’orrore dei primi che accorrono e incrociano gli assassini in ritirata, calmi ma non ancora placati. Al punto di minacciare gli infermieri che portano le barelle e di costringerli a ritirarle».

Ignobile la replica del presidente di Anpi Vicenza, Danilo Andriollo: «Valentino è stato premiato per la sua attività partigiana certificata. L’eccidio? Lui è stato condannato e ha pagato per quel che ha fatto. Si parla tanto di “funzione riabilitativa” della pena…Mi auguro solamente che la revoca non sia il frutto di un atto politico. Attenderemo le motivazioni e valuteremo il da farsi.

L’assessore Donazzan va al contrattacco: «Non mi sarei fermata per nulla al mondo per far ritirare questa medaglia – commenta -. La superficialità del governo di Renzi, che si è rimpallato le responsabilità a mezza voce, si é tradotta nella semplice registrazione di nomi da un elenco fornito dall’Anpi per conferire delle medaglie, senza alcuna verifica. Ma la storia dice sempre la verità. Credo sia tempo di cancellare l’Anpi per manifesta faziosità e falsità: si ergono a giudici della storia dando patenti di moralità e di autoassoluzione».

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