Il marocchino è finito in cella il 25 marzo dopo essere salito su un autobus, tenendo sotto braccio il Corano e brandendo un coltello lungo 21 centimetri. Prima ha minacciato di tagliare la gola a una donna che stava leggendo la Bibbia, poi ha minacciato il conducente del mezzo, quindi è sceso dal bus e ha rapinato un lavavetri. Non solo. Nei giorni precedenti aveva minacciato altre persone al grido di «Allah akbar», «sono stato mandato da Allah», «io sono il discendente del Profeta».
Dopo i colloqui in carcere, lo psichiatra Ariatti stabilito che il 39enne è affetto da un «disturbo psicotico in fase di scompenso» e che il quadro clinico si può inquadrare come «psicosi deliranti e allucinatorie croniche (…) con tematiche di influenzamento».
In sostanza, l’uomo «ha la sensazione di essere guidato nei pensieri e negli atti da anonime forze estranee». E qui sta il punto. Proprio perché facilmente influenzabile dall’esterno, un soggetto simile può diventare molto pericoloso ammantando i suoi gesti con la ‘guerra santa’ di cui parlano continuamente giornali e tv. Per lo psichiatra è meglio che resti in carcere e non vada nelle Rems, le strutture ‘soft’ che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari.