Enes Bledar Brestha, l’imam albanese di 33 anni, è il capo spirituale della sala di preghiera di piazza Durazzo a Genova. L’uomo in questo momento è indagato per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo nell’ambito dell’indagine che ha portato all’arresto di Mahmoud Jrad, siriano, 23 anni, al centro di un processo di radicalizzazione jihadista proprio in Liguria. Ma nelle indagini a carico di Brestha emergono particolari che per gli inquirenti sono abbastanza inquietanti.
Di fatto l’imam sarebbe stato seguito dalla Digos nei suoi spostamenti. L’uomo più volte si sarebbe recato in alcuni punti Western Union, per spedire denaro “ad alcune cellule terroristiche islamiche in Albania o in Kosovo”, spiega laStampa. Brestha inviava somme di denaro soprattutto ad alcune persone già attenzionate dagli investigatori. Nomi albanesi e kosovari ben noti agli inquirenti, tutti vicini al radicalismo islamico legato all’Isis.
“Più di 15mila euro in due mesi che sono partiti da Genova per finanziare – scrive la Procura – cellule terroristiche”. Soldi, questi, diretti verso un territorio caldo come quello dei Balcani dove da diversi anni si nascondono diverse cellule jihadiste.
Il punto più importante dell’inchiesta riguarda proprio il flusso di questi soldi. il pm vuole capire come l’imam se li sia procurati dato che risulta disoccupato. Il centro di preghiera che dirige in piazza Durazzo riceve sovvenzioni private o di fondi inviati da Paesi di fede islamica. Il dubbio è che questi soldi siano stati poi girati alle cellule terroristiche. Inoltre, sempre per gli inquirenti, l’imam è considerato il vertice di una cellula filo jihadista che aveva il compito di reclutare sul territorio possibili combattenti da inviare in Siria. tutti elementi che di fatto aggravano la posizione di Brestha che adesso dovrà spiegare ai giudici tutti i suoi movimenti e soprattutto quelle donazioni di denaro sospette verso l’estero. IL GIORNALE