“Tra il 2011 e il 2013 il sistema bancario, con l’eccezione (affrontata) di Mps, non presentava problemi e non chiedeva aiuti. Attribuire le attuali difficoltà ai precedenti governi distorce la realtà”.
Lo afferma l’ex premier Mario Monti, in una lettera al Corriere della Sera, in cui risponde a quanto detto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi in un’intervista sui governi Letta e Monti.“Se l’avessimo sostenuto (il sistema bancario, ndr) con fondi dello Stato – spiega Monti -, avremmo aggravato la già precaria situazione dello Stato medesimo, con il probabile default. In tal modo, per risolvere un problema non esistente, ne avremmo creato uno gigantesco. Essendo gli attivi delle banche largamente investiti in titoli di Stato, con la geniale idea oggi sbandierata da Renzi avremmo travolto sia lo Stato sia le banche“.
“L’intervista di Renzi – aggiunge Monti -, oltre alla ripetuta (ribollita, mi verrebbe da dire) critica sulle banche, conteneva un nuovo capo d’accusa a noi ‘predecessori’. Avremmo disseminato di trappole il cammino finanziario di Renzi, con diverse clausole di salvaguardia” ma, sottolinea, “su un totale di 16,8 miliardi di clausole di salvaguardia disinnescate nel 2016, 3,3 miliardi erano stati inseriti dal governo Letta nella legge di Stabilità 2014. Il resto erano clausole inserite dal governo Renzi nel 2015”.
Insomma, conclude Monti, chiunque ha responsabilità di governo “finisce per fare il proprio danno oltre che quello del Paese se di fronte alle difficoltà ricorre a rappresentazioni distorte della realtà, presente o passata, e cerca di addossare ad altri fattori (i predecessori, l’Europa o altro) la responsabilità di risultati meno buoni di quanto sperato”, “paradossalmente più il governante ha talento nella comunicazione e attitudine ad esercitare pressioni sui media più corre il rischio che i cittadini si disamorino di lui se vedono in lui scarsa obiettività e una certa tendenza a non assumere pienamente le proprie responsabilità“. (askanews)