David Raggi era un ragazzo di Terni. Viveva tranquillo nella sua città in Umbria fino a quando un immigrato clandestino lo ha sgozzato.
Amine Aassoul aveva 30 anni nel marzo dell’anno scorso quando ha preso il coltello e lo ha affondato nel collo di David (27 anni). Era clandestino, in attesa del pronunciamento del giudice sul ricorso contro il diniego di asilo politico. La famiglia di David, ora, vorrebbe ottenere il risarcimento dal governo, ma non può. Gli è stato negato.
Sgozzato da un immigrato, ma senza risarcimento
David è morto per una persona che non sarebbe dovuta essere lì in quel momento. L’immigrato era stato espulso nel 2007, poi è rientrato in Italia illegalmente con un barcone chiedendo asilo. Al diniego della commissione, ha fatto ricorso. Per questo motivo la famiglia aveva comunicato l’intenzione di portare in Tribunale Angelino Alfano e Matteo Renzi. E così ha fatto. Ma ora il governo umilia nuovamente i genitori di David, escludendola dal risarcimento riconosciuto dal governo per le vittime dei reati violenti e internazionali. Il motivo? David guadagnava troppo: 13.500 euro all’anno. Poco più di mille euro al mese. Troppo, per il governo Renzi, se vuoi ottenere un sussidio dallo Stato dopo che sei stato ucciso in strada.
La legge 122 approvata nel luglio scorso, infatti, prevede che per ottenere il risarcimento la vittima debba avere un reddito inferiore agli 11.528 euro. L’avvocato della famiglia, Massimo Proietti, ha definito la norma “una vergogna, anzi una elemosina che è anche non costituzionale”. “«In sostanza – spiega l’avvocato Proietti, riportato da Umbria24 – per poche centinaia di euro la famiglia Raggi, che ovviamente è molto contrariata, a questo punto è fuori dal risarcimento ed è oggettivamente una vergogna. Non capisco come si possano distinguere morti e morti sulla base di un reddito. Per quanto ci riguarda comunque andremo avanti per vie legali visto che presenteremo istanza”.
Ma non è tutto. Si legge nella norma che per ottenere il risarcimento è necessariuo che “la vittima abbia già esperito infruttuosamente l’azione esecutiva nei confronti dell’autore del reato per ottenere il risarcimento del danno dal soggetto obbligato in forza di sentenza di condanna irrevocabile o di una condanna a titolo di provvisionale, salvo che l’autore del reato sia rimasto ignoto”. Insomma, lo Statoi paga, ma solo se non può farlo l’eventuale condannato. Senza contare, ovviamente, che questo obbliga le famiglie delle vittime ad attendere la conclusione dei processi che, come noto, in Italia sono praticamente infiniti.