Quella sulla legalizzazione della cannabis sarà probabilmente l’ultima battaglia parlamentare prima della pausa estiva. Il provvedimento domani è in Aula a Montecitorio e la strada per la sua approvazione già si preannuncia in salita. Tra scontri e polemiche il ddl arriva senza mandato al relatore. Le commissioni Giustizia e Affari sociali, dove era all’esame, davanti alla presentazione di 1.700 emendamenti (1.300 di Ap) hanno preferito uno stop senza nemmeno leggerli. Le proposte di modifica torneranno tutte in Aula, anzi sembra che si arriverà addirittura a 2.000 emendamenti. Dai centristi verranno sollevate anche pregiudiziali di costituzionalità e di merito. Prima di settembre non si inizierà quindi a votare e un ricorso alla fiducia è da escludere, per ora dunque solo scintille tra le forze in campo.
L’esame del ddl sulla cannabis ricalca la dinamica di quello sulle Unioni civili: quando si affrontano temi etici le posizioni personali non rispecchiano fedelmente quelle degli schieramenti politici. A puntare i piedi sono infatti i parlamentari di Ap ma anche i cattolici del Pd, un’opposizione trasversale che già ha cominciato ad affilare le armi. Usciti di scena i relatori, Daniele Farina (Si) per la commissione Giustizia e Anna Margherita Miotto (Pd) per la commissione Affari Sociali, si ricomincia daccapo, ma per i parlamentari che lo hanno sostenuto (220 deputati e 73 senatori) essere arrivati in Aula è già un successo.
Gratteri, legalizzare la marijuana non colpisce le cosche
Lo diceva anche Borsellino: legalizzare la droga non combatte la criminalità
Liberalizzare la droga per combattere il traffico clandestino? «È da dilettanti di criminologia». Sono le parole con cui Paolo Borsellino nel 1989 rispondeva ad una domanda che una ragazza le faceva durante un incontro pubblico a Bassano del Grappa. Già allora si pensava che la soluzione migliore per mettere il bastone tra le ruote alla mafia nei suoi affari di sostanze stupefacenti fosse legalizzare la droghe leggere, così da sottrarre alle organizzazioni criminali questo mercato.
L’analisi che fece il giudice palermitano è molto chiara, e risulta valida ancora oggi che si torna a parlare di legalizzazione della marijuana. «Forse non si riflette che la legalizzazione del consumo di droga non elimina affatto il mercato clandestino, anzi avviene che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino».
Inevitabile sarebbe creare fasce che non potrebbero accedere a questi prodotti, che sarebbero quelle più deboli su cui la criminalità tenterebbe di costruire i propri traffici: «Resterebbe una residua fetta di mercato clandestino che diventerebbe estremamente più pericoloso, perché diretto a coloro che per ragioni di età non possono entrare nel mercato ufficiale, quindi alle categorie più deboli e più da proteggere. E verrebbe ad alimentare inoltre le droghe più micidiali, cioè quelle che non potrebbero essere vendute in farmacia non fosse altro perché i farmacisti a buon diritto si rifiuterebbero di vendere. Conseguentemente mi sembra che sia da dilettanti di criminologia pensare che liberalizzando il traffico di droga sparirebbe del tutto il traffico clandestino e si leverebbero queste unghia all’artiglio della mafia». da tempi.it
Borsellino aveva ragione: legalizzando la canapa, non si possono più proteggere i minori, i quali, è provato da studi scientifici pubblicati, ricevono gravi danni dall’assunzione di canapa, infatti il cervello dei minori non è ancora sviluppato e rischia di rendere permanenti gl’effetti “paranoici” che negl’adulti sono solo passeggeri.
Però SOROS lo ordina e dunque i suoi burattini toscani eseguiranno.