Dopo Roma, Napoli. Altri espulsi dal M5S rientrano nel Movimento appellandosi ai tribunali. E dopo i casi registrati nella Capitale e nel capoluogo partenopeo, i ricorsi contro i ‘cartellini rossi’ decisi dallo staff di Beppe Grillo si moltiplicano in tutta Italia. E non solo: “Anche a Bruxelles un espulso ha fatto ricorso”, dice all’Adnkronos Paolo Palleschi, l’avvocato romano che per primo ha deciso di dar battaglia ai vertici pentastellati attivando un vero e proprio tsunami.
Per il Movimento, infatti, oltre allo scotto di veder rientrare tra le sue file persone non più benvolute o meglio considerate delatori interni, anche il rischio che l’affaire espulsioni si traduca in un vero e proprio salasso per le casse del Movimento, tra rimborsi per le spese legali sostenute dai ricorrenti e risarcimenti danni vari. Un esempio su tutti: a Roma Mario Canino, espulso dal Movimento e fuori dalle liste dei 5 Stelle nella Capitale, non ha corso per il Campidoglio “perché – spiega all’Adnkronos Lorenzo Borré, il legale che si sta occupando di tutti i ricorsi contro il M5S – per il Movimento non c’erano i tempi tecnici per farlo rientrare. La richiesta di risarcimento per lui ammonta a 150mila euro: considerando che quelli che lo precedevano nella lista sono stati tutti eletti, il danno subito dal mio assistito è evidente”.
Ma non è tutto. Rischia di rimetterci soldi anche Beppe Grillo, ‘reo’ di aver definito i tre ricorrenti di Roma, tutti riammessi dal Tribunale, ‘sporchi dentro’, scagliandosi in particolare contro Antonio Caracciolo, il docente universitario prosciolto dall’accusa di negazionismo. Contro il leader del Movimento son partite puntualmente le querele dei diretti interessati.
All’Auditorium della Conciliazione, nel corso del suo spettacolo, Grillo parlò di uno dei tre ricorrenti romani come ‘un negazionista che diceva che Auschwitz era un bed and breakfast’. “Il danno di immagine per il professor Caracciolo è stato evidente – dice Borré – dunque se per gli altri due querelanti il risarcimento danni potrebbe aggirarsi sull’ordine dei 150mila euro, per lui si prevedono ben altre cifre”.
“Caracciolo – racconta ancora il legale – ha avviato un procedimento di mediazione, ma Grillo non si è presentato. A settembre dunque intenteremo causa, perché il danno di immagine è stato grandissimo”. “Grillo dovrebbe riflettere prima di aprire bocca – dice Caracciolo all’Adnkronos – oltretutto il suo attacco contro di me, gravissimo e reiterato per ben 3 volte, è arrivato dopo che gli era stata notificata la pronuncia del Tribunale. In quelle 10 pagine ben 3 erano dedicate al mio caso: sono stato espulso dal Movimento con un’accusa gravissima, quella di negazionismo, mentre avevo avuto piena assoluzione 7 anni prima. Di cosa parliamo? Ora spero solo venga fatta giustizia. Non taccio, perché vorrebbe dire incassare quelle accuse e io non ci sto”.
Gli espulsi che hanno deciso di far ricorso si stanno moltiplicando in tutta Italia. E, tra questi, è assodato che in molti chiederanno un risarcimento per i danni morali subiti. Altro tassello, il rimborso delle spese legali sostenute, che con molte probabilità potrebbero gravare sulle casse dell’associazione Rousseau, finanziata dagli attivisti.
“I conti potrebbero essere salati – dice Palleschi – parliamo da un minimo di 3-4000 euro a 15-20mila, dipende dal giudice che, di volta in volta, si pronuncerà in fase di merito. Da parte dei ricorrenti non c’è l’intento di distruggere il Movimento, ma è chiaro che le spese legali deve accollarsele chi ha torto. E qui, con due sentenze su due a favore dei ricorrenti, la strada sembra ormai tracciata: il Movimento non può più espellere nessuno. E chi è stato buttato fuori ora ha la quasi certezza di venire reintegrato semmai farà ricorso. Anche per Pizzarotti il futuro ormai è certo: se verrà espulso potrà fare serenamente rientro nel Movimento”.
Con la sua battaglia, Palleschi ha dato vita “alla carica degli espulsi ingiustamente – dice ancora Borré -. Le ordinanze dei tribunali hanno riaffermato il principio cardine del Movimento: uno vale uno, non possono decidere il futuro degli attivisti in una cerchia ristretta senza confrontarsi con l’assemblea”.
Il tribunale di Napoli in particolare “ha messo in discussione il non statuto del M5S, vera e propria ossatura del Movimento – fa notare Borré – per espellere ora sarà necessaria un’assemblea degli iscritti, parliamo di circa 200mila persone: la Casaleggio associati dovrebbe affittare uno stadio intero” per tirare fuori un cartellino rosso. Delle contraddizioni emerse sembrano essere ormai consapevoli anche i vertici del Movimento. “In futuro – dice all’Adnkronos Roberta Lombardi, deputata del M5S nel Comitato d’Appello grillino – ci saranno opportuni aggiustamenti, non so se aspetteremo la sentenze dei giudici o ci muoveremo già prima”. ADNKRONOS