Si fingevano gay per farsi assegnare al reparto dei transessuali e consumare rapporti nei bagni del carcere di Ivrea.
Come scrive il quotidianocanavese.it, la procura ha aperto un’inchiesta per atti osceni in luogo pubblico. A presentare la denuncia è stato un detenuto che avrebbe sorpreso un transessuale brasiliano quarantenne e un uomo di 36 anni in atteggiamenti intimi. Prima in una cella e poi sotto le docce.
Stando all’inchiesta, tra il 2015 e l’inizio di quest’anno, si sarebbe verificato un anomalo aumento di richieste di trasferimento nel reparto del carcere eporediese occupato dai transessuali. Le verifiche hanno poi accertato che gran parte di quelle domande erano state presentate da detenuti eterosessuali che si spacciavano per gay.
Dopo la denuncia da parte di un detenuto, su ordine del provveditorato e su richiesta dei vertici della casa circondariale, la sezione è stata interdetta agli omosessuali. I detenuti gay sono stati trasferiti nel carcere di Verbania. A complicare la situazione ci ha pensato la sentenza sul caso Torreggiani. La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti, imponendo alle case circondariali il regime delle celle aperte. In questo modo i detenuti possono avvicinarsi senza grosse limitazioni.
Dopo l’interessamento da parte della procura di Ivrea, la direzione della casa circondariale ha chiesto al provveditorato e poi al ministero di prendere una serie di contromisure per evitare che la situazione degenerasse. Dalla chiusura del reparto al conseguente trasferimento dei detenuti gay a Verbania. Per il momento, a Ivrea, sono rimasti solo i transessuali. Del caso se ne sta occupando anche l’Osapp, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria che, negli ultimi mesi, ha più volte richiamato le istituzioni sulla sicurezza all’interno del carcere di Ivrea.