“Mi costituirò parte civile nel caso di Fermo”. Lo ha anticipato Cecile Kyenge, con un’intervista a La Repubblica, nella quale l’ex ministro spiega che l’Italia non è un Paese razzista “ma le sacche di razzismo resistono”.
“Mi chiedo: se non avessi la scorta, cosa succederebbe? La politica ha grande responsabilità nella diffusione del razzismo e dell’odio”. Lo dice Cecile Kyenge ai microfoni del Corriere, che intervista l’ex ministro dell’Integrazione dopo la morte di un migrante nigeriano durante una rissa a Fermo.
Sull’Unità, l’ex ministro del governo Letta rincara la dose: “Il fatto stesso che io oggi abbia una scorta vuol dire che sono in pericolo perché le persone sul territorio ti percepiscono come un pericolo per il colore della tua pelle“.
“Quanto a Calderoli, dopo l’assoluzione del Senato, mi sono rivolta alla procura di Bergamo e ora il caso è davanti alla Corte costituzionale”, ha concluso la Kyenge.
UNA RISSA VIENE TRASFORMATA IN UN FATTO DI ODIO RAZZIALE
L’autopsia sul cadavere del nigeriano ucciso a Fermo racconta un’altra storia e avvalora la versione di Amedeo Mancini e della testimone, anche alla luce dell’ispezione medico legale effettuata in carcere sul corpo dell’ultrà.
Secondo l’esito dell’esame, il rifugiato politico ospite della comunità di accoglienza gestita da don Vinicio Albanesi, non è stato colpito con il palo della segnaletica stradale, ma con un pugno.
L’esame autoptico, effettuato dal medico legale Alessia Romanelli, ha stabilito che il decesso è stato provocato dalla frattura posteriore del cranio, con conseguente emorragia, compatibile con la caduta all’indietro della vittima e l’impatto con il marciapiede.
La morte quindi non è stata causata neanche dal pugno sferrato da Mancini, che, seppur forte, ha arrecato solo lesioni al labbro e alla mandibola, senza danni alla dentatura, che è rimasta integra.
I funerali di potrebbero svolgersi domenica pomeriggio se, ultimate le procedure necessarie all’autopsia, la Procura autorizzerà la restituzione della salma. Alle esequie in duomo sarà presente anche la presidente della Camera Laura Boldrini, originaria di Macerata, che ha espresso “sgomento e indignazione” per “l’odio razzista e xenofobo” costato la vita al ragazzo.