“Si è avviata una doppia reazione a Brexit, finanziaria e politica. Ma la reazione finanziaria, almeno finora, è limitata. Mi preoccupa di più quella politica”. Così il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un’intervista sul ‘Il Corrire della Sera’.
“Dobbiamo pensare l’impensabile. C’è un cocktail di fattori – spiega il ministro – che potrebbe portare a varie soluzioni, compresa un’ulteriore spinta alla disintegrazione. C’è un’insoddisfazione profonda su immigrazione, sicurezza, economia: l’occupazione e la crescita migliorano, ma non abbastanza. E c’è la tendenza a pensare che le soluzioni nazionali funzionino meglio di quelle europee”. Secondo Padoan, invece, è il momento di rilanciare l’Europa. “Di rilanciarla e di cambiarla. L’Italia ha fatto le sue proposte. Da mesi è sul tavolo il documento del ministero dell’Economia, fatto proprio dal governo, che dice: le priorità sono l’occupazione, la crescita, il benessere, l’eguaglianza. L’Europa non può occuparsi solo di banche. Le stiamo stabilizzando, continueremo a farlo; ma dobbiamo occuparci anche dei cittadini. Perché qui c’è un problema di consenso sociale diffuso: bisogna che i cittadini ricomincino a pensare che l’Europa sia una buona idea”.
L’Italia, prosegue il ministro, chiede “una politica comune che non riguardi solo l’unione bancaria, ma l’immigrazione, la sicurezza e la lotta alla diseguaglianza. La diseguaglianza è aumentata in Europa perché la crescita è bassa. Se si cresce di più, se c’è più lavoro, c’è meno diseguaglianza. La diseguaglianza ostacola la crescita, non la favorisce. Dobbiamo essere capaci di autocritica e collegare meglio crescita, lavoro, welfare ed eguaglianza. A cominciare dalla proposta italiana di un’assicurazione contro la disoccupazione ciclica”.
Quanto invece ai possibili contraccolpi per l’economia italiana: “Qualcosa cambia: facciamo parte di un’area integrata. Forse cambia meno che per altri Paesi. Lo ripeto: l’impatto su mercati finanziari, Borse, titoli di Stato non riguarda in particolare l’Italia”. Quanto ai riflessi delle decisioni dei britannici sulle politiche economiche italiane “Stiamo lavorando – prosegue Padoan – su cosa fare degli spazi di finanza pubblica, e continueremo. Brexit certo non ci distoglie. Ma dobbiamo anche essere molto chiari: non è da escludere che in seguito alla Brexit, per ragioni indipendenti da noi, il quadro economico peggiori, e ci sia una minore crescita. Questo avrebbe ripercussioni sulla finanza pubblica. Mi auguro di no. Ma è nell’ordine delle cose”. Sulle prossime scadenze e, in particolare sul referendum di ottobre: “In Italia il modo per battere il No è spiegare perché si fanno le riforme. Il successo delle riforme dipende anche dal fatto che si spieghi alla popolazione perché un Paese deve riformarsi”. (AGI)