Brexit, ora Renzi ha paura e vuole rinviare il referendum

 

Roma,- Le pulsioni antieuropeiste che si scaricano sul referendum confermativo delle riforme. E’ questa la preoccupazione di Matteo Renzi, all’indomani del voto britannico che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Una preoccupazione che potrebbe portare a rivedere tutto il percorso che porterà alla consultazione referendaria, dall’atteggiamento comunicativo del premier fino alla data di convocazione delle urne.

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Una voce che circola in Transatlantico, e che viene messa nero su bianco in un comunicato di Fabrizio Cicchitto, diramato subito dopo un incontro a palazzo Chigi e in cui consiglia di non “giocare col fuoco”, segnalando l’opportunità di “non accelerare il referendum”.

Una voce che, nella versione di un renziano, trova qualche conferma con la necessità di dare più spazio alle campagne referendarie (avere piu’ tempo per il lavaggio del cervello degli italiani): “Farlo ad inizio ottobre lascerebbe solo un mese di campagna elettorale dopo l’estate. Prendersi qualche settimana in più invece permetterebbe di entrare meglio nel merito e spiegare la riforma“. E dunque anche provare ad attenuare l’effetto ‘personalizzazione’ generato dalle annunciate dimissioni di Renzi in caso di sconfitta. Una decisione ovviamente non è stata presa, ma anche la risposta data oggi da Renzi a ‘La Stampa’, “decide la Cassazione” sui tempi del referendum, in realtà lascia ampi spazi di manovra al governo. Che – legge alla mano – ha due mesi dalla pronuncia della Cassazione per approvare il decreto di indizione, con il referendum che si può tenere tra 50 e 70 giorni dopo il varo del decreto.

Potenzialmente, c’è dunque lo spazio per arrivare addirittura fino a dicembre, visto che il termine per la raccolta per le firme scade a metà luglio e la Cassazione ha un mese per valutare l’ammissibilità. Inoltre, è necessario rivedere la legge elettorale, ne serve una “diversa dall’Italicum, una legge fondata sulla coalizione”.

Rinviando il referendum, peraltro, Renzi potrebbe anche rendere più complicata la nascita di un altro governo dopo di lui, anche in caso di sconfitta: tenere la consultazione a novembre inoltrato significherebbe avere il tempo di lavorare alla legge di stabilità e, appunto, di avviare un confronto sulla modifica della legge elettorale. In quel caso, anche un eventuale sconfitta al referendum potrebbe essere gestita dallo stesso Renzi, sia pure dimissionario, completando in poco tempo sia la stabilità che l’Italicum bis e rendendo meno giustificabili ‘governi di scopo’ o ‘istituzionali. Si vedrà se il premier sceglierà di accogliere questi ‘suggerimenti’, o se continuerà sulla strada dell’intervista a “La Stampa” che è piaciuta poco sia all’interno del Pd che agli alleati. . (askanews)

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