Adesso Renzi ammette la sconfitta, dice che non è un voto di protesta ma di cambiamento, come a dire che Grillo lo sta seguendo o imitando… Roba da psicanalisi, anche perché un Renzi così è “un altro Renzi”, che sia sincero oppure no. E’ l’opposto del Renzi rottamatore capitan Fracassa dei primordi, che aveva mietuto consensi un po’ dappertutto. Rottamazione va quasi più d’accordo con protesta, che con cambiamento. E sembra più consequenziale con la “ditta” lo sconfitto Fassino, incredulo e divinatorio, quando se la prende con il M5S che ha scatenato l’invidia sociale. Questo sì che è materiale di repertorio. Cui si può aggiungere, aggregando il sindacalista-politico-banchiere Chiamparino che dice “ci hanno identificato con il potere”, che forse la situazione è ancora peggiore.
Il Partito Democratico, nato da una fusione fredda di interessi molto mobiliari tra Ds e Margherita di cui “semplicemente” qualche anno dopo si raccolgono tutti i frutti avvelenati, non è più percepito dai molti che hanno fatto parte militante o elettorale di quella storia come un partito, e neppure come il potere. Bensì piuttosto come una banca, o un outlet, o un luogo dove si baratta qualcosa con qualchecosaltro. Come stupirsi dunque di quello che esce dalle (pochissimo frequentate) urne?