Banche: inchiesta sulla fantomatica Repubblica di Falfurbino (2a parte)

 

Eccoci arrivati alla seconda parte dell’inchiesta sulla fantomatica Repubblica di Falfurbino. Questa volta con citazioni da documentazioni ufficiali.

banchieri

Per chi si fosse perso la prima puntata sintetizziamo qui di seguito i “presunti” fatti:

un cittadino italiano XXXXXXX vende la propria casa, l’acquirente ha una società a Falfurbino e pone come conditio sine qua non per il pagamento del corrispettivo che l’operazione avvenga in una banca della Repubblica. Il giorno stesso del pagamento però (effettuato tramite giroconto), prima ancora che l’italiano possa fare qualunque cosa con quanto ricevuto, e dopo che ha dichiarato davanti a due testimoni di non voler investire ma di voler solo conservare il denaro per vedere come riportarlo legalmente in Italia, l’intero ammontare gli viene sottratto ed investito in titoli ad altissimo rischio in virtù di una “delega” a favore… dell’acquirente dell’immobile (!!!).

Il documento in questione nella sua veste cartacea altro non è che un prestampato privo di ogni indicazione o convalida (infatti il modulo è privo di data, numero di conto di riferimento, firma o timbro della banca o di un suo funzionario , oltre che a un qualunque riferimento al documento del fantomatico delegato). “Pare” anche che la banca abbia concesso (senza che fossero mai stati richiesto due affidamenti uno da 100.000 cucuzze ed un altro da 400.000).

Quando il cliente si avvede dell’ammanco, (nel momento in cui la banca con raccomandata A/R gli chiede il rientro del fido da 100.000 cucuzze mai richiesto) si rivolge all’istituto di credito, ma il Vice direttore generale della stessa nega ogni irregolarità, rifiutandosi addirittura di ricevere in ufficio il testimone della vicenda (tra l’altro un giornalista italiano) che successivamente andò nella sede della banca per conto del cliente a chiedere spiegazioni.

Da qui un Esposto Ufficiale all’Organo di Vigilanza Finanziaria della Repubblica che incredibilmente risponde di non trovare nulla di irregolare nell’attività della banca salvo qualche quisquilia a livello civilistico.

Ça va sans dire a questo punto partono le la denunce penali e civili nei confronti dei funzionari della banca coinvolta, di quella che nel frattempo l’ha assorbita (continuando a negare addebiti di qualunque tipo e facendo muro contro muro con la “presunta” vittima del presunto illecito) e contro la banca centrale della Repubblica che non solo pareva non aver vigilato ma addirittura sembrava essere complice.

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Tutto chiaro?
Bene, ora le novità eclatanti sul “caso”:

Pare che siano già alle evidenze penali due documenti che hanno del clamoroso. Esse sarebbero il risultato dell’indagine da parte del magistrato incaricato sul “sistema informatico” della banca, nonché udite udite addirittura una pagina del CdA di detta banca che tratta l’argomento.

Nel primo documento pare venga evidenziato come nei computer dell’istituto di credito incriminato NON risulti alcuna delega a chicchessia e soprattutto non vi sia registrato alcun affidamento nei confronti della presunta vittima. Nel verbale spicca invece sull’argomento una sorta di piena confessione all’unanimità visto che nonostante tutti siano al corrente (e comunque avrebbero dovuto esserlo viste le cariche ricoperte) delle enormi irregolarità decidono di chiedere a uno Studio Legale di Falfurbino di provare a transigere con la “vittima” prima ancora dell’inoltro delle denunce offrendo a risanamento del tutto la cancellazione del debito ed il riconoscimento di ventimila cucuzze per le spese legali. (quanto pare recitino i documenti, in fondo all’articolo come riportato da p.i.f.)

Tutto ciò ovviamente avrebbe potuto avere un senso se il debito fosse stato reale, e soprattutto se non si parlasse di un ammanco di oltre un milione di euro (!!!).

La cosa incredibile è che a Falfurbino però esistono anche Studi Legali che accettano anche di rendersi complici di tentata truffa aggravata alle vittime (pur avendo ogni mezzo per sapere che quanto stanno inviando per iscritto non solo non è supportato da documentazione ma che è oggettivamente falso) rischiando addirittura di venire denunciati (non tanto deontologicamente per le enormi scorrettezze compiute in corso di procedimento, ad esempio negare documentazione DOVUTA alla controparte) ma molto probabilmente addirittura penali per concorso in tentata truffa aggravata.

Ma non finisce qui, a Falfurbino c’è anche chi da funzionario firmò gli ordini sotto accusa, che poi diventò vice direttore generale e negò gli addebiti, poi divenne addirittura Direttore Generale della banca che si è comprata l’altra e che una volta denunciato (penalmente e civilmente) ha continuato negare asserendo addirittura in memoria difensiva (e per ben due volte) di aver agito nel pieno rispetto della legge in base alla delega “presente nel sistema informatico”
“La prassi operativa interna a KKKKKKK (e, si immagina, ad ogni altro istituto di credito) prevedeva che il funzionario che riceveva l’ordine appurasse l’effettiva esistenza della delega nella procedura informatica della Banca ed, in caso affermativo, desse corso all’operazione, ovviamente senza alcuna possibilità di interferire sul merito della stessa. (…) Ora, la delega ad operare al signor QQQQQ era stata memorizzata sui terminali elettronici dell’istituto di Credito e, come da prassi, il funzionario che riceveva l’ordine verificava l’esistenza della delega e dava ordinariamente corso all’operazione.”

è divertente che invece il documento di cui parlavamo sopra “pare”, come detto, che reciti più o meno così “sul sistema informatico NON RISULTANO deleghe a favore di QQQQQQQ” (!!!)

Parlando con un testimone dell’accaduto sono poi venuto a sapere delle lettere inviate dalla banca alla vittima per richiederle addirittura la chiusura di affidamenti mai richiesti e del tutto inesistenti. Di doppia chiusura di un conto cointestato fatta pagare ad entrambi gli intestatari (l’uno all’insaputa dell’altro) e niente po’po’ di meno che di un paio di lettere di minaccia e tentativo di estorsione di crediti NON dovuti NON essendovi alcuna delega né affidamento sul “sistema informatico” (queste firmate da un funzionario… sic!)

Di fronte a tutto ciò in quanto giornalista innanzitutto rimango assolutamente sconvolto dal menefreghismo di tutti gli implicati nei confronti dei cittadini di Falfurbino, visto che nella vicenda sono non tanto invischiati, ma probabilmente complici, anche gli organi istituzionali del loro Paese (tra parentesi già sotto processo per altro) cosa che comporterà probabili pesanti sanzioni internazionali sulla testa del loro Paese, e di conseguenza anche il rating del loro sistema finanziario (anche quello delle banche “oneste”) andrà a puttane (e state sicuri che se nessuno farà nulla le banche al momento sotto processo cercheranno di guadagnare su questo puntando contro gli interessi dei cittadini di Falfurbino).

Ma quella che mi lascia davvero basito è la codardia finora dimostrata dalle istituzioni di quella Repubblica là visto che, nonostante la “vittima” cerchi di minimizzare il danno per i “cittadini” cercando di addivenire a una soluzione che non comporti problemi per questi ultimi, vede ignorate addirittura le innumerevoli raccomandare o e mail inviate alle istituzioni in oggetto nonostante evidenze verificabili da subito con un semplice click.

Stigmatizzare poi la spietatezza di un sistema che continua a garantire l’impunità a queste persone (e in molti casi i reati sono assolutamente perseguibili d’ufficio) a danno di un individuo a cui è stato tolto tutto senza nessun motivo legale, mi sembra davvero inutile. Per conoscenza e a uso propedeutico anche ai truffati o depauperati dal comportamento illecito delle banche in genere aggiungo in calce all’articolo una relazione sull’argomento del Dott Federico Tagliatti

Qui di seguito il testo di un paio di queste mail ricevute in direzione da Segretidibanca
A seguire, finale col botto grazie a quanto “parrebbe” già agli atti e riportatoci da testimone oculare:

Prima mail:

Oggetto: Alla c.a della Sigra Ambasciatrice. IMPORTANTISSIMO E URGENTISSIMO

Gentile Ambasciatrice, con la presente sono a sottolineare nuovamente la gravissima situazione in cui si stanno venendo a trovare la Rep. Di Falfurbino e la Sua Banca Centrale in merito alla vicenda di cui alle ultime mail inviateLe.

Faccio presente che il Suo gentile consiglio di rivolgermi al Tribunale purtroppo arriva un po’ ageé, considerato che la causa (penale e civile) è ormai vicino a sentenza e che le responsabilità di cui sopra sono ormai evidenze agli atti.

Sottolineo come queste mie mail siano solo per consentire una pacifica risoluzione di un caso che porterebbe danni abnormi al sistema finanziario della Vostra Repubblica il cui peso alla fine, salvo accordo differenti, ça va sans dire, graverà sullo Stato, e di conseguenza sui singoli cittadini, a causa del comportamento delinquenziale di pochi ma importanti soggetti a capo di Organi Istituzionali come la Vigilanza e di privati cui la stessa banca centrale ha concesso comportamenti assolutamente al di là di quanto concordato con UE e Rep.Italiana.

Se mi è concesso mi permetto io un rispettoso consiglio, ovvero contattare direttamente lo Studio legale della parte offesa (avvocati FFFFFFFFFFFFFFFF) per cercare una soluzione “politica” magari coinvolgendo in una “camera caritatis” governativa i vertici di banca centrale, di AAAAAA, il Presidente del Tribunale e rappresentanti della Repubblica di Falfurbino (Interno e Finanze) prima che le “responsabilità” DIRETTE dei singoli per omissioni di atti d’ufficio ed altro diventino, oltre che “responsabilità” oggettive nel perdurare di un contenzioso risolvibile dalla Vigilanza già dall’esposto ufficiale e ben prima della denuncia, anche materiale per pagine finanziarie dei maggiori quotidiani italiani ed europei che se dovessero essere al corrente dell’accaduto con una sola pubblicazione farebbero crollare il “rating” della RFF.

Poiché ritengo possibile che i vertici delle banche coinvolte possano voler arrivare a sentenza per speculare al ribasso (e sarebbe insider trading) su tale diminuzione del “rating” da loro provocato, per recuperare quanto eventualmente sborsato, nonostante lo Stato gli abbia concesso anni di credito d’imposta proprio per l’acquisizione di KKKKKKK (non aver chiuso una pendenza di questa portata e con tali responsabilità dopo gli accordi presi con la RFF ovviamente altro non è che truffa ai danno dello Stato) segnalo come anche ciò vada quantomeno segnalato agli organi di controllo.

Nella speranza che quanto comunicato possa servire ad evitare ai cittadini di Falfurbino, ignari del tutto, di trovarsi a pagare per colpe non proprie (una condanna in CEDU, ormai certa viste le evidenze nei fascicoli penali e civili del procedimento, nonché quelle di carattere amministrativo), comporterebbe come detto danni d’immagine ed economici che colpirebbero tutta la popolazione oltre alle banche “buone” che nulla hanno a che fare con KKKKK e AAAAAA, e che la banca centrale dovrebbe tutelare).

Ossequi

DDDDDDDDDDD
(OdG 147209)

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Seconda mail:

“Illustre Ambasciatrice, pare proprio non riesca a spiegarmi, cosa che per un giornalista è molto frustrante, quindi provo a sottolineare nuovamente come il caso sia già nelle mani sia dell’uno che dell’altro Organo da un pezzo.
Il problema è proprio questo, ovvero che se il Tribunale Unico Repubblica porterà a sentenza il caso ci saranno ripercussioni gravissime su tutto il sistema finanziario della Repubblica viste le evidenze documentali.
Insisto perché vengano al più presto presi contatti con i legali che assistono la vittima (Studio Associato XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX) di quanto già evidente agli atti penali in mano a YYYYYYYYYYYY e di quanto inconfutabile secondo il diritto civile ed in mano a ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ.

Le responsabilità istituzionali sono gravissime (anche se dovute al comportamento di pochi) anche relativamente alle violazioni evidenti dei diritti garantiti sia dalla Vs Dichiarazione, che da quella Europea oltre che, ça va sans dire, dall’ONU (come da documentazione inviatavi).
Ripeto che il caso è già a ruolo in Commissione Europea per i Diritti Umani, quindi verrà coinvolto chiunque non sia intervenuto in tempi brevi nonostante le ripetute segnalazioni dell’accaduto.

Ossequi

DDDDDDDDDDD
(OdG 147209)

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Ecco quindi quanto “dovrebbe” già essere di dominio comune in TUTTE le stanze che contano a Falfurbino ma purtroppo viene nascosto all’opinione pubblica da qualcuno sotto al tappeto. Questi qualcuno sono gli stessi che da sempre fanno della Repubblica il proprio portafoglio e continuano altamente a infischiarsene di quanto accadrà a livello fiscale ai propri cittadini per pagare risarcimenti, sanzioni e quant’altro. Si spera che almeno questa volta gli organi di stampa della RFF quantomeno comincino ad indagare a prescindere dai prpri “sponsor” e a fare il loro lavoro di giornalisti senza lasciare l’incombenza di avvisare i loro concittadini ad un giornalista italiano da un quotidiano italiano.

Ora qui di seguito quello che ci riferiscono essere a grandi linee il succo del testo delle documentazioni che parrebbero incastrare quanti citati nell’articolo ma, soprattutto, in Tribunale:

“Operazione di affidamento a favore XXXXXXXXXXXXXXX e applicazione di commissioni per massimo scoperto.
“Si conferma che non è stata rinvenuta documentazione relativa alla richiesta e/o pratica di lido a nome XXXXXXXXXXX (facilitazione di euro 400.000 inserita e convalidata sul sistema informativo in data 21/07/2015).
L’affidamento erogato non risulta iscritto neppure sull’ulteriore libro fidi esaminato e denominato “libro fidi delibere nell’ambito delle deleghe conferite”.

(…)
Si richiama quanto già anticipato nella nostra precedente e si forniscono i seguenti ulteriori elementi: a) sul sistema informatico NON RISULTANO deleghe a favore di QQQQQQQ.“

E poi in CdA

“Il Responsabile Settore Crediti informa il Consiglio della contabilizzazione a sofferenza della posizione XXXXXXXX. Si tratta di nominativo in rapporto con il nostro istituto da maggio 2005 (sportello di Dogana, Titolare l’ex dipendente ccccccc).
XXXXXXXX canalizzò presso la nostra Banca circa 1,5 milioni rivenienti dalla vendita di un immobile. (…)
XXXXXXXX non ha patrimonio ed il fido non è assistito da garanzie esterne.
Complessivamente l’aspetto contrattuale appare purtroppo carente (assenza di date, moduli formati in bianco, il fido in conto corrente non è formalizzato da alcun contratto)(…).
Considerata la particolare natura del reclamo, abbiamo conferito incarico allo Studio MMMMMMM per la tutela dei nostri interessi e, a stretto giro, per definire il contenuto della nostra risposta alla citata lettera della cliente.
Il Direttore Generale ed il Responsabile Crediti propongono di procedere alla revoca del rapporto (che presenta ulteriore spazio di utilizzo) ed alla contabilizzazione a sofferenza della posizione, in attesa dei futuri sviluppi. Il Consiglio all’unanimità approva la proposta.”

Forse qualcuno si chiede quale sia questa lettera?
Eccola:

20 maggio 2011 12.54.00 GMT+02.00
Egregio Collega,
in riferimento all’oggetto, la Banca ribadisce quanto già evidenziato nella precedente
corrispondenza intercorsa anche con il tuo studio, ovvero di aver operato nel pieno rispetto
della normativa ed in esecuzione di quanto richiesto dalla cliente.
Nonostante ciò, in risposta alla proposta avanzata da XXXXX di definire
bonariamente la questione, in via transattiva KKKKKKK, senza riconoscimento delle ragioni
avanzate dalla stessa, al sol fine di evitare i tempi lunghi ed i costi di un eventuale
contenzioso, sarebbe disponibile a rinunziare al credito vantato nei confronti della
medesima e pari a circa Euro 80.000 ed a riconoscere alla Tua cliente, a titolo di rimborso
spese, la somma di euro 20.000,00.
Rimango in attesa di un Tuo gentile cenno di riscontro e porgo cordiali saluti.

Oplà.

Ecco infine la relazione del Dr. Federico Tagliatti

psicologo e psicoterapeuta regolarmente iscritto all’albo dei CTU per le consulenze tecniche d’ufficio presso il tribunale di Rimini.
– Specializzato presso “William Alanson White Institute” New York,
– Docente e supervisore presso “Istituto di psicoanalisi Erich Fromm”, Bologna.
– Docente e supervisore presso “CAPA” (China America Psychoanalytic Alliance),
– Delegate member IFPS (International Federation of Psychoanalityc Societies)

in merito al danno provocato da azioni come le sopracitate:

“La condizione di deprivazione coatta di sostegno economico è una condizione di disagio notacome danno esistenziale, la quale lede direttamente i diritti della personalità promulgati dalle principali Carte dei Diritti nazionali e transnazionali (in Italia dalla Costituzione all’Art. 2) inducendo nella persona uno stato ansioso fortemente lesivo e debilitante.
L’ansia è una condizione del tutto naturale nel nostro organismo, nasce come risposta a specifiche condizioni di stress, è inoltre un indicatore di stato in grado di fornire informazioni sulla condizione di salute psicofisica della persona. Questa tuttavia, si manifesta in maniera potenzialmente dannosa, nel momento in cui l’individuo vive condizioni particolarmente pesanti sotto il profilo emotivo, cognitivo e personale.

Su di un piano cognitivo, la persona che vive situazioni di stress e/o pericolo (come nel suddetto caso), tende a sottovalutare le proprie strategie di coping e le proprie capacità ad affrontare il mondo reale ovvero perde progressivamente quelle capacità precedentemente acquisite di far fronte produttivamente ai normali problemi della quotidianità.
A questo si aggiunge la tendenza a concentrarsi in maniera ossessiva sulla percezione del pericolo vissuto, quindi a valutare sempre più la realtà esterna come dannosa e/o aggressiva procurando un graduale ritiro in sé stessi. Si manifesta quindi una sopravvalutazione dei livelli di pericolosità mentre allo stesso tempo vengono sottovalutate le proprie capacità di intervento. Questo comporta un innalzamento perpetuo di attenzione a quasi tutti i contesti, vissuti come pericolosi.

Una delle patologie a cui possiamo fare riferimento quando parliamo di sovraccarico di stati ansiosi è il PTSD (Post traumatic Stress Disorder), questa condizione, che una volta era nota come disturbo traumatico post bombardamento, i pazienti affetti da questo tipo di malattia presentano sintomi tipici della depressione maggiore (DSM) accompagnati dal ripercorrere in maniera automatica ogni aspetto della fase traumatica che ha determinato l’innalzamento dei valori di ansia.
La condizione di deprivazione coatta di sostegno economico, osservata attraverso una prospettiva psicodinamica, può determinare una coercizione dell’individuo nel rivivere, tanto nelle fasi oniriche quanto attraverso il pensiero ossessivo, le fasi emotive e cognitive dell’evento traumatico che verranno a ripresentarsi in ogni momento della giornata, senza lasciare spazio per intraprendere attività che possano giovare, portare beneficio o più semplicemente, permettano all’individuo di provvedere in maniera dignitosa a sé stesso.

La condizione psicofisica del PTSD viene inoltre rispecchiata nello stile di vita dei “senza tetto” (è stato statisticamente riscontrato che molte delle persone che versano nella condizione di “senza tetto”, hanno subito in sincronia una forte condizione stressogena/traumatica e la mancanza di infrastrutture sociali e/o familiari adatte ad “assorbire” quei picchi emotivi che non avrebbero potuto essere gestiti autonomamente).
L’incapacità di amministrare sé stessi per via della condizione sopra descritta, può avere ricadutedai costi sociali ed economici difficilmente calcolabili ma evidentemente spropositati.
Si vuole mostrare come, un forte squilibrio di stato, dovuto ad impatti stressogeni esterni (come neè un esempio la deprivazione coatta di sostegno economico) possa indurre gravi, nonchépotenzialmente permanenti, mutamenti nella condizione di salute mentale dell’individuo.
Le ricadute evidenti e tangibili sulla vita della persona dovute a PTSD possono comportare:
Sensazione di essere staccato dal proprio corpo (depersonalizzazione), di vivere la realtà comestrana e irreale (derealizzazione), amnesia dissociativa, riduzione della consapevolezzadell’ambiente circostante e il distacco emozionale.
Vale a dire:
– Perdita di autostima
– Affaticamento cronico
– Perdita di fiducia in sé e negli altri
– Incapacità di sostenere relazioni interpersonali
– Forte appiattimento emotivo
Ognuno di questi sintomi implica una serie di impatti psicofisici che aggrediscono la quotidianità dell’individuo rendendola del tutto inconciliabile con lo sviluppo o con la prosecuzione di una vita dignitosa, in cui, la persona ha il diritto di provvedere al proprio benessere.
La costrizione coatta a rivivere i momenti più angoscianti delle propria esistenza (sintomo che abbiamo visto essere chiaro e presente all’interno della patologia PTSD), nonostante la suddetta condizione non sia deliberatamente auspicata da chi ne ha causato l’origine, è il risultato di azioni paragonabili a gravi lesioni fisiche indotte da aggressioni e/o da torture reiterate nel tempo.
Nel nostro caso, nonostante il risultato dell’atto lesivo non possa essere annoverato in danni su ossa o tessuti porta con se implicazioni altrettanto misurabili, tuttavia visibilmente più abiette e disumane dal momento che, la lesione vera e propria implica cicatrici sul tessuto che costituisce la personalità stessa dell’individuo.

FINE

SEGRETI DI BANCA