La ricetta di Feltri per gli immigrati: “Solo così fermiamo gli sbarchi”

 

Dire che gli immigrati sono dei poveracci è come scoprire l’ acqua calda, quella tiepida e anche quella fredda. Pertanto, non intendiamo ammorbarvi con l’ ennesimo pistolotto politicamente corretto. Vorremmo semplicemente dire a voi e ai responsabili della cosa pubblica che le invasioni barbariche sono inevitabili – sempre avvenute dalle origini del mondo – ma andrebbero governate per evitare che i barbari vincano subito.

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Cerchiamo almeno di rendere la vita dura agli invasori, così come fecero gli antichi romani. I quali, non ancora corrotti, non ancora debosciati, quando venivano attaccati da orde germaniche, slave e sarmatiche reagivano e non si facevano soverchiare, ma combattevano con tutte le forze allo scopo di non farsi dominare dagli stranieri incivili.

Allora usava così. I migranti non erano accolti a braccia aperte, nessuno si sognava di offrire loro assegni di sostentamento, case popolari e soggiorni in albergo. Scoppiavano guerre tra cittadini in armi dell’ Impero e coloro che miravano a impadronirsene. I conflitti durarono secoli e secoli. Alla fine, vinsero i barbari, ma ce ne volle per battere gli antenati di Alberto Sordi. Oggi, invece, gli eredi dei romani, ossia gli italiani, non sono capaci di opporsi agli invasori e li ospitano volentieri nella speranza di stringere amicizia con loro; se essi sono in difficoltà su barconi in balìa del mare, noi ci rechiamo per salvarli direttamente a casa loro, a poche miglia dalle coste libiche e li portiamo qui, dopo di che cerchiamo di integrarli pur sapendo che non sono integrabili.
In breve, caliamo le brache. Soccorrere il prossimo – lo dice il Papa – è cosa buona e giusta.

Ma se il prossimo sono quattromila sfigati in un botto solo, non è facile dare loro assistenza. Dove li mettiamo? Con quali mezzi li manteniamo, visto che molti nostri compatrioti sono in miseria e sopravvivono a stento, magari pernottando in automobili sostitutive di civili abitazioni? Vogliamo o no prendere coscienza che non abbiamo risorse per fronteggiare l’ emergenza extracomunitari?

Fino a qualche tempo fa, coloro che sfuggivano dai luoghi infami della Terra arrivavano da noi, poi tentavano di trasferirsi nel Nord Europa e ci riuscivano pure. Cosicché, non rimanevano qui a pesare sui nostri bilanci già abbastanza disastrati. Ora invece Austria, Germania, Danimarca, eccetera hanno chiuso i confini e non c’ è più verso di oltrepassarli. I profughi sono impossibilitati a varcare le frontiere e restano nella Penisola. Una catastrofe.

Si dà cioè il caso che tutti i Paesi membri delle Ue abbiano sbarrato le porte e non accettino di ricoverare un solo straniero, mentre noi poveri tapini, circondati dal mare, anziché respingere i pretendenti asilo, li andiamo a prelevare (per spirito caritatevole) direttamente nei pressi di casa loro; dopo di che, quando sbarcano, ci tocca fornirgli il necessario per campare. Succede spesso che essi non gradiscano la nostra cucina e si ribellino, perché non amano i maccheroni e preferiscono altre pietanze. Bisognerebbe accontentarli? Certamente, sarebbe bello.

Ma se non abbiamo soldi, che possiamo fare? Vendere i nostri averi per soddisfarli? Non tutti sono disposti a sacrificarsi per andare incontro ai gusti alimentari dei barbari. Dato che l’ Europa si fa gli affari propri, e non tollera di ricevere altri stranieri, lasciando a noi il compito ingrato di prenderli in consegna, non abbiamo altra scelta che agire come gli antichi romani. Non dico che l’ Italia debba rigettare in mare coloro che arrivano sulle amate sponde, ma almeno non offriamoci volontari per andarli a ripescare tra le onde lontane dalle nostre rive.

Il discorso è semplice. Dichiariamo solennemente, urbi et orbi, che i posti in Italia sono esauriti e che non siamo in grado di inviare nostre navi a raccattare naufraghi. Diciamolo con fermezza e atteniamoci al proposito senza tentennamenti.

Non appena i profughi sapranno che attraversare il mare comporta il pericolo di crepare annegati, se ne guarderanno dal salpare.
Indubbiamente si tratterà di tenere duro per qualche settimana, dopo di che nessuno più oserà puntare la prua sulle nostre coste. Chi eventualmente si azzarderà a farlo, saprà di rischiare la morte per annegamento. La maggior parte di quelli che aspirano a venire qui, desisterà. Sia chiaro, non ce la facciamo più ad assicurare ad altri la felicità che non abbiamo neanche noi.

Vittorio Feltri – – LIBERO

2 thoughts on “La ricetta di Feltri per gli immigrati: “Solo così fermiamo gli sbarchi”

  1. Ma perché anche Feltri si unisce ai corifei di tanti altri intellettuali e di quei politici che non vogliono realmente approfondire la realtà dei “profughi” o “immigrati” che dir si voglia. Costoro non fanno alcun cenno alle più che ormai evidenti manovre ai vertici dei poteri transnazionali che stanno imponendo il Piano di Kalergi (1925 – Praktischer Idealismus), anziché disquisire sulle invasioni barbariche di duemila anni or sono, sui Romani, discettando sui metodi usati allora e quelli di oggi, senza cavare il ragno dal buco. Certamente che affrontato così il problema, nel sentito comune e nella massa delle persone dis-informate dalla televisione, non si potranno mai intendere le ragioni e gli obiettivi dietro a questi fatti epocali. Bisogna informarsi di più e meglio, questo è il vero problema che riguarda tutti. Solo allora può nascere una consapevolezza diversa e intuire le forze reali, i poteri forti europei e mondiali che stanno alla base degli odierni accadimenti.

  2. Caro Feltri,mica è un’invasione quella che stiamo subendo;è semplicemente una sostituzione etnica,o se preferisce,un genocidio”dolce”!

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