Elezioni amministrative 5 giugno 2016. I cattolici votino Adinolfi e il PdF

 

di Domenico Rosa

In vista delle elezioni amministrative del 5 giugno prossimo finalmente abbiamo la possibilità di esprimere un voto cattolico. Votare Mario Adinolfi e il Popolo della Famiglia.

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Con tutta onestà dobbiamo ammettere che il blogger romano avrebbe potuto tranquillamente restare seduto sulla sua poltrona dietro a un pc a farsene i fatti suoi, invece dal 2014 gira l’Italia portando le sue idee (le nostre idee) sui temi essenziali dell’esistenza umana: la nascita, l’amore, la morte, temi trattati nel suo libro “Voglio la mamma”. Da quel momento è iniziata la caccia all’uomo da parte degli esponenti del laicismo imperante che gli ha procurato insulti, minacce, attacchi feroci contro di lui e contro i suoi cari. Il Popolo della Famiglia ha per primo obiettivo la cancellazione della legge 194, il parlare del suo leader è chiaro, evangelico: “sì sì, no no”. Sull’infame legge Cirannà, che eleva il desiderio a diritto, Mario ha tenuto testa nei dibattiti televisivi a personalità del calibro di Umberto Galimberti. Diciamolo pure: Adinolfi ci fa uscire dal ghetto e porta il nostro essere, la nostra essenzialità cristiana nel mondo che ci odia.

Le sue lotte sono le nostre, il suo linguaggio è il nostro. Famiglia, che come la Chiesa è una e Santa, Difesa della Vita, dal concepimento fino alla sua fine naturale. A questo punto mi aspetto da qualcuno la solita accusa all’ex parlamentare Pd di predicare bene e razzolare male visto che è divorziato. Negli ambienti che ho frequentato era in voga una triste battuta: “La Destra ama così tanto la famiglia che una sola non gliene basta”. Ma a differenza di tanti che hanno cercato di svuotare i sacramenti il candidato sindaco della capitale non l’ha mai fatto. Vive con dolore la sua condizione di divorziato che gli impedisce la Comunione con Gesù. Le sue parole al riguardo sono commoventi: “Ad ogni Santa Messa quando si forma la fila di chi va a ricevere l’Eucaristia e parte il canto e io sono costretto nel mio banco e non mi posso muovere, quel dolore si rinnova, solo in parte consolato dal pensiero delle mie due figlie meravigliose nate dai due diversi matrimoni e dalle parole che pronuncio qualche istante prima: ‘O Signore non sono degno di partecipare alla Tua mensa, ma di’ soltanto un parola ed io sarò salvato’. Quel dolore (e anche quell’imbarazzo) sono la mia sanzione per aver spergiurato e per aver diviso quel che Dio aveva voluto unire, pur in una mia condizione personale di immaturità. Ma non bisogna cercare scusanti. L’errore c’è, deve esserci la sanzione. Così come c’è la certezza di essere accolto comunque con amore nella mia Chiesa, dai miei fratelli e dalle mie sorelle, dai miei pastori, che mi amano e non mi giudicano. L’idea di aggirare però errore e sanzione con un escamotage mi pare in questo tempo complicato carica di conseguenze pericolose pur sapendo che le storie sono diverse, caso per caso”.

Credo, al di là delle sterili polemiche, che Adinolfi sia un dono per tutti noi. E’ lo Spirito Santo che attrae nuove persone a percepire il fascino di una scelta impegnativa. Quando facciamo entrare Gesù nella nostra vita arriva la tempesta, come ci ricorda Marco (4, 36), non possiamo più rimanere gli stessi di un tempo. Abbiamo visto che fine ha fatto la politica in Italia, siamo tornati al peggior trasformismo con la maggior parte delle forze in campo pronte ai soliti compromessi. Il PdF no. Parla chiaro nei suoi punti programmatici. Ne riporto alcuni:

1) Incentivare la natalità e combattere l’aborto. 2) Sostenere le giovani coppie, dare forza al matrimonio. 3) Reperire risorse, valorizzare il patrimonio, stroncare i privilegi che permettono ai centri sociali di evadere 20 milioni di canoni e alle sezioni di partito in zone centrali di non pagare l’affitto per quarant’anni consecutivi (sede Pci ora Pd in Campo dei Fiori a Roma). 4) Tutelare i più deboli: disabili, anziani, bambini esposti alla cultura del gender nelle scuole, una cultura pericolosa che ha come obiettivo da parte delle associazioni Lgbt di scandalizzare i più piccoli. 5) Prima viene la coscienza con gli obiettori. Sostenere sempre i medici che rispettano il giuramento d’Ippocrate evitando di dare la morte a soggetti deboli come i bambini nascituri. Rifiutare da parte degli eletti del PdF la celebrazione delle unioni civili omossessuali al costo di finire in galera perché la famiglia è la “società naturale fondata sul matrimonio” (Cost. art. 29) che dall’incontro tra un uomo e una donna arriva a generare figli aventi diritto ad avere una mamma e un papà.

Come possiamo notare il programma politico del Popolo della Famiglia è di fede e di ragione che non sono mai separate l’una dall’altra. I temi del PdF sono un pugno in faccia al nichilismo dominante secondo cui tutti i valori sono alla pari, sono zero. “Guidare i popoli – diceva J. P. Sartre – o ubriacarsi in solitudine è la stessa cosa”. L’assenza di Tradizione genera tutto questo ma sappiamo che il passato non torna. Rimpiangere il passato è un atteggiamento sterile. Bisogna costruire il futuro tenendo a mente l’insegnamento evangelico che non tramonta mai: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà vostro servo” (Mc 10, 42-44).

Torno a ribadire che a Mario sarebbe convenuto vivere la sua vita senza tante angustie né noie di ogni sorta ma si è calato in una battaglia epocale, escatologica. E’ venuto a gridarci nel deserto desolato in cui viviamo che il maschile e il femminile non sono diversi per cultura ma per natura. A ristabilire il primato della ragione sull’irrazionalità. Ora non resta altro da fare che sostenerlo.