Una storia atroce e dolcissima a un tempo, che ci ricorda le contraddizioni e la violenza tremenda che ogni guerra porta con sè.
A Mosul, capitale dello Stato Islamico nei territori occupati dell’Iraq, una bambina cristiana è stata arsa viva dai terroristi arruolati sotto le insegne dell’Isis dopo che la madre aveva tardato a pagare la jizya, la tassa di protezione imposta ai non musulmani da parte della polizia segreta del Califfato.
Come racconta il britannico The Telegraph, l’attivista per i diritti umani Jacqueline Isaac ha riportato, nel corso di una conferenza tenutasi a New York sulla persecuzione anti-cristiana, una storia che mette i brividi. Quella di una dodicenne cristiana messa al rogo dai tagliagole islamisti dopo che la madre aveva chiesto di attendere qualche minuto per prendere il denaro necessario a pagare la tassa. Ma non è tutto. Mentre la trasportavano in ospedale, martoriata da ustioni del massimo grado, la piccola ha pregato la madre di perdonare i propri aguzzini.
“Nel mezzo del buio c’è ancora la luce – piange la madre – E dove c’è luce c’è anche speranza.” La regione di Mosul è stata invasa dai terroristi dello Stato Islamico nell’estate del 2014, costringendo oltre centoventimila cristiani a fuggire a sfollare nel vicino Kurdistan iracheno. Ancora oggi decine e decine di migliaia di persone vivono nei campi profughi. Molto, troppo spesso dimenticati dall’Occidente. il giornale