Contrordine, compagni: i «doni» ci sono. Rolex compreso. Ma «non me ne occupo io, ci sono uffici preposti che li prendono in consegna», dice Roberta Pinotti, ministro della Difesa. Cinque giorni dopo la nota del ministero che definiva «prive di ogni fondamento le indiscrezioni di Dagospia» su alcuni regali ricevuti dalla delegazione italiana in missione in Kuwait, la Pinotti aggiusta il tiro.
«Esiste una procedura», ricorda la senatrice del Pd dalle telecamere di Sky Tg 24. «Io ricevo spesso delegazioni italiane o straniere, e vado spesso all’ estero. In questi casi vengono fatti i doni». Regali, aggiunge la Pinotti, che sono «presi in consegna» dagli uffici di via XX Settembre. Dove c’ è un registro nel quale è annotato l’ oggetto consegnato; «una stanza dove sono tutti questi doni, catalogati» e un ufficio che valuta l’ oggetto.
Il sito di gossip e informazione Dagospia la scorsa settimana ha rivelato che in occasione della visita della delegazione italiana in Kuwait per la firma dell’ accordo per la fornitura all’ Emirato di 28 caccia Eurofighter Typhoon, all’ inizio di aprile, il ministro avrebbe ricevuto, tra gli altri doni, un Rolex del valore di circa 40mila euro.
«Quando questa vicenda è scoppiata», ricostruisce la titolare della Difesa, «ho chiesto alle persone del mio ufficio: esiste un Rolex di cui non mi sono accorta? Non del Kuwait, questo sicuramente no, ma in delegazioni precedenti? Loro mi hanno detto: ce n’è uno di valore assolutamente molto, di gran lunga, inferiore, che io non avevo neanche notato».
E qui arriva il colpo di scena: cinque giorni dopo l’articolo di Dagospia, l’orologio che non c’è – «non ho ricevuto un Rolex, non l’ho neanche mai visto un Rolex come quello, e nessun gioiello importante per le mie figlie», scandisce la Pinotti anche all’inizio dell’ intervista con Maria Latella – andrà in beneficenza, insieme agli altri doni, per aiutare la minoranza yazida di Mosul, in Iraq.
Le modalità della «messa in vendita» saranno stabilite dagli «uffici» della Difesa. Ma il ministro ha comunque già «deciso la destinazione» dell’ eventuale provento: «L’ ho decisa nel viaggio che ho fatto in Iraq, perché in Iraq sono stata vicino a Mosul, in un campo profughi grandissimo, dove la stragrande maggioranza è yazida. Ho incontrato ragazze yazide che erano state rapite; vendute da un uomo all’ altro, passato due anni in prigionia. Poi si sono riuscite a liberare». Queste ragazze «hanno fatto un corso da fotoreporter e mi hanno chiesto di aiutarle a portare avanti questa professione», rivela.
Ma la missione della Pinotti in Iraq, presso la diga di Mosul, è del 10 maggio, mentre per sua stessa ammissione il ministro della Difesa è venuto a conoscenza del Rolex custodito dall’ amministrazione di via XX Settembre solo dopo quanto pubblicato da Dagospia, il cui primo articolo è dell’ 11 maggio. Le domande non finiscono qui: se la Pinotti ha deciso il 10 maggio di dare in beneficenza l’ orologio, perché nel comunicato ufficiale della Difesa del giorno successivo si parla esclusivamente di «doni presi in consegna e custoditi dall’Amministrazione»?
[…]
Tommaso Montesano per “Libero Quotidiano”