L’ embargo imposto alla Siria? «Un crimine contro la popolazione».
I cristiani? «Siamo a rischio estinzione, da un milione e mezzo siamo passati a mezzo milione. È in atto contro di noi un genocidio ma non perdiamo la speranza».
Antonio Sanfrancesco – Famiglia Cristiana
L’ Isis? «Si rifanno a una corrente radicale dell’ islam, quella wahabita. Fanno le stesse cose dell’ Arabia Saudita, crocifissioni incluse, ma questo non si può dire. È un tabù». La convivenza con i musulmani? «Buona, nonostante tutto. Con molti di loro collaboriamo per aiutare gli sfollati».
L’ Europa? «Troppo debole, ci aspettavamo facesse di più ma sono fiducioso sulla conferenza di Ginevra perché adesso tutti vogliono la pace e disfarsi delle migliaia di combattenti stranieri». L’ intervento della Russia? «Positivo perché ha fatto perdere all’ Isis circa il 25% del territorio occupato e spinto verso il processo di pace».
E la situazione attuale? «Manca l’ acqua e l’ elettricità, ad Aleppo prima della guerra c’ erano quarantatremila aziende e attività commerciali. Ora non c’ è più nulla». Così si vive ad Aleppo, la città martire siriana, nelle parole di Georges Abou Khazen, vicario apostolico della città in visita a Milano dove martedì ha fatto tappa al Pirellone della Regione Lombardia per incontrare alcuni consiglieri e poi portare la sua testimonianza in un incontro pubblico promosso dal Centro culturale di Milano.
«L’ Isis coccolata dall’ Occidente»
Il conflitto siriano dura da cinque anni e mezzo, ha provocato (fonte Onu) già quattrocentomila morti mentre i profughi andati all’ estero, sparsi tra Giordania, Libano e Turchia, sono 4 milioni e seicentomila su una popolazione di circa 22 milioni di abitanti. Gli sfollati interni sono circa 12 milioni, ventimila le persone scomparse.
Aleppo è divisa in due tra un’ area controllata dal governo di Bashar al-Assad e una in mano alle milizie ribelli. Dopo la tregua durata qualche settimana («abbiamo trascorso una Pasqua tranquilla e molti abitanti di Aleppo hanno scritto ai loro parenti per rientrare in città», dice monsignor Khazen) nei giorni scorsi la fragile tregua si è rotta e sono ricominciati i bombardamenti. La gente è stremata, racconta il monsignore, da sette mesi manca l’ elettricità e ci si arrangia con i generatori elettrici. L’ acqua è un miraggio. «Un milione e mezzo di persone sono a secco», dice, «per fortuna ci sono i pozzi nei conventi e nelle moschee».
Il tessuto commerciale e industriale della città è andato completamente distrutto. «Molti macchinari sono stati rubati e venduti in Turchia, lo stesso hanno fatto con il grano stipato nei silos. Mancava la farina per fare le ostie e ho chiesto aiuto ai miei amici pasticceri. Come chiesa aiutiamo la povera gente e distribuiamo un pacco alimentare al mese per ogni famiglia. Manca tutto: il pane e il lavoro». Ma la speranza resiste ancora.
Sulla reale volontà di sconfiggere l’ Isis da parte di Europa e Stati Uniti, Khazen dà un giudizio chiaro: «La guerra non basta», dice, «in ogni caso prima dell’ intervento russo l’ assedio di Aleppo è durato per tre anni e mezzo nell’ indifferenza dell’ Occidente che non solo non ha detto nulla ma aiutava lo Stato islamico ad espandersi fino a conquistare il 50% del territorio siriano. La Turchia ha continuato a comprare il nostro petrolio mentre sono hanno scavato alla buona nei siti archeologici e venduti i reperti senza catalogarli. L’ Isis si finanzia in questo modo».