La Corte d’Appello di Genova ha detto di no: quel gesto non si poteva considerare come crudeltà sugli animali, nonostanti due roma avessero macellato in strada, senza autorizzazioni, un capretto seguendo il rito islamico. Una procedura che la legge consente, ma ponendo dei chiari limiti alla sua praticabilità.
In questo caso – scrive La Stampa – le sevizie erano evidente e brutali e per questo il tribunale aveva condannato i due in primo grado, finché la seconda fase del processo non ha stabilito che la ritualità in questo caso doveva prevalere sul dolore dell’ovino, sgozzato, appeso e lasciato a morire dissanguato.
Dopo il primo processo era stata comminata una multa da quattro e semila euro per gli autori della macellazione, due rom di religione islamica che con le famiglie erano accampati in Valbisagno. Il tribunale aveva parlato di “sevizie per crudeltà e senza necessità”. Poi il verdetto è stato ribaltato.
“Non vi è prova che l’animale sia stato sottoposto a sofferenze aggiuntive – si legge nelle motivazioni, riportate dal quotidiano di Torino – (…) in realtà, trattandosi di un sacrificio religioso si può presupporre che fosse volontà degli imputati non discostarsi dalla consueta prassi operativa“. IL GIORNALE