Jesolo: rapina, rissa e bus dirottato, tre marocchini denunciati

 

Prima rapinano un giovane di Mirano nel parcheggio del Muretto a Jesolo, poi tengono in ostaggio il suo autobus con una cinquantina di giovani. Vogliono dirottarlo verso Marghera al posto di Piove di Sacco. Nel frattempo derubano alcuni ragazzi e con altri si picchiano a sangue.

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Una vicenda incredibile quella di cui si sono resi protagonisti un 20enne e un 26enne di nazionalità marocchina ma residenti a Mogliano Veneto. Assieme alla fidanzata del primo, una ventenne sempre di Mogliano. Alla fine il trio è stato arrestato alla stazione Atvo di Jesolo e poi denunciato a piede libero, dopo una lunga serie di eventi violenti. Aiutati forse da qualche sostanza proibita che ha fatto perdere loro il controllo.

LA RAPINA. Nella notte del 1 maggio verso le 3.40 un 18enne miranese che si trova con una comitiva di amici al Muretto decide di uscire dalla discoteca. Non si sente bene. Forse ha bevuto troppo. A quel punto gli si avvicina il terzetto, che all’inizio finge di volerlo aiutare. Lo accompagnano in una zona piuttosto isolata del locale e a quel punto scatta l’aggressione: “Non urlare”, gli intimano. “Non chiedere aiuto o ti picchiamo e ti buttiamo nel fosso“, aggiungono. Alla fine il ragazzo viene rapinato del suo Samsung Galaxy S4 e di 30 euro in contanti. Il malcapitato cerca di pedinare i malviventi fino quasi all’Aqualandia, ma poi deve desistere e torna indietro dopo un’assenza durata circa un’ora. Agli amici racconta l’accaduto, ma le disavventure per lui (e per gli amici) non sono finite.

IL DIROTTAMENTO. Al momento di tornare a casa sul pullman noleggiato, verso le 6, inizia un nuovo capitolo di una notte di follia. Nella comitiva si imbucano anche i tre aggressori di prima, subito riconosciuti dal 18enne rapinato. Vogliono derubare i passeggeri e riuscire a tornare a Marghera. Ma quello non è certo un autobus di linea e l’autista non manca di intimare loro di scendere. I tre balordi non desistono e alzano la voce, estraggono dalle tasche due bottiglie di birra in vetro, vuote. Fanno cenno all’autista di essere pronti ad usarle. A quel punto, alcuni ragazzi intervengono in difesa dell’autista e invitano i tre ad andarsene.

Dalle grida si passa subito ai fatti. I rapinatori, sotto l’effetto forse di stupefacenti, non se lo fanno dire due volte e iniziano a picchiare i passeggeri più determinati. Calci e pugni. Urla e minacce. Uno dei ragazzi viene colpito al volto con una bottiglia e rimane sul sedile, stordito. Capita la situazione tutto il gruppo decide di sottostare alle volontà dei violenti, con l’uomo al volante che ingrana la prima e finge all’inizio di voler accompagnare il trio a destinazione. Alla rotonda Picchi, invece, svolta a destra e punta verso il commissariato locale. Nasce un nuovo diverbio, visto che i malviventi (con precedenti a loro carico) non hanno alcuna intenzione di farsi ingannare. Il loro interlocutore allora spiega loro che era meglio prendessero un autobus di linea Atvo, la cui stazione era poco distante. In modo da chiudere la serata qui. I giovani capiscono, scendono. Si trovano nel parcheggio del McDonald’s. Non prima di una nuova colluttazione con i passeggeri più “focosi”.

L’ARRESTO. L’autista trattiene i giovani che vogliono inseguirli, chiude le porte e torna al Muretto a riprendere il resto della comitiva. Ma nel frattempo i giovani si accorgono del furto di felpe, portafogli, bancomat e giubbotti. Una razzia in piena regola. Per questo motivo l’autobus torna al parcheggio del McDonald’s chiedendo aiuto alla polizia. Il terzetto è ancora lì, e viene inseguito dai giovani più determinati. I quali riescono ad avere la meglio e a recuperare parte della refurtiva che si trovava negli zaini dei tre balordi, che, vista la malparata, nel frattempo fuggono verso la stazione Atvo. Lì, però, vengono bloccati poco più tardi da una volante del commissariato. La ragazza cerca di disfarsi in extremis di un telefonino, di una tessera bancomat e di un foglio che riporta il codice pin. La mossa non sfugge al capopattuglia, che la immobilizza e recupera la refurtiva. Il resto viene trovato addosso ai due uomini e nei loro zaini, che poi vengono riconosciuti dalla comitiva sul pullman. Anche dal 18enne di Mirano rapinato qualche ora prima.

In commissariato si scopre che il 26enne marocchino aveva alle sue spalle ben tre arresti per altrettante rapine aggravate commesse negli ultimi cinque anni e una condanna a due anni e due mesi per lesioni personali gravi. I tre, visto che sono stati bloccati non in flagranza di reato, sono stati denunciati a piede libero per sequestro di persona e rapina aggravata, oltre che di furto aggravato in concorso e porto d’armi e oggetti atti a offendere. La loro posizione ora è al vaglio della Procura e potrebbe cambiare molto presto. In peggio.

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