Ttip: sovranità nazionale consegnata ai grandi gruppi economici

 

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Fanno rabbrividire i documenti fatti trapelare all’inizio di questa settimana da Greenpeace sulle trattative segrete in corso da tre anni tra Bruxelles e Washington per concludere un Trattato di libero scambio fra Stati Uniti ed Unione Europea (Ttip). La questione riguarda pure noi, poiché un eventuale accordo transatlantico varrà anche per il mercato elvetico a causa degli Accordi bilaterali e quindi al nostro accesso al mercato europeo. Quindi non possiamo restare indifferenti a quanto succede.

Come ha dichiarato il Direttore di Greenpeace si tratta di “una corsa verso l’abisso in termini di standard ambientali, di tutela dei consumatori e di protezione della salute”. E aggiungiamo noi anche di perdita di sovranità nazionale demandata ai grandi gruppi economici che potranno addirittura invocare l’intervento di commissioni arbitrali internazionali per impedire l’adozione di leggi nazionali non solo in materia di protezione dell’ambiente, dei consumatori e della sanità della popolazione, ma in base al principio della difesa del libero mercato e degli investimenti anche sulla legislazione riguardante importanti settori, come quello ospedaliero, o interi mercati.

Non sorprende che gli Stati Uniti abbiano imposto un’assoluta segretezza su queste trattative, perché il Ttip – come è stato scritto – prevede che berremo il Chianti californiano, lo Champagne del Texas, e che mangeremo le bistecche piene di ormoni, l’Emmental e il Gruviera americani e prodotti dell’ingegneria genetica. Scomparirebbe dunque la difesa dei marchi di denominazione controllata (su cui si fonda parte dell’industria alimentare europea) e, nel campo della protezione della salute verrebbe abolito il “principio di precauzione”, che consente di vietare l’uso di determinate sostanze negli alimenti. Questa possibilità esisterebbe unicamente a posteriori, ossia dopo aver provato analizzando numerosi casi che certe sostanze hanno provocato malattie o addirittura decessi. E si potrebbe continuare mettendo in risalto che in pratica la sovranità nazionale sarebbe limitata in tutti i campi in base a regole apparentemente tecniche e neutre in nome di un commercio internazionale senza lacci e lacciuoli. Ma cerchiamo a fare alcune ipotesi su questa fuga di notizie e sulle sue conseguenze.

Ancora nell’ultima visita di Barack Obama in Europa, gli Stati Uniti hanno esercitato forti pressioni perché questi negoziati vengano chiusi al più presto. Nel vertice di Hannover Angela Merkel e gli altri principali leader europei hanno rassicurato il presidente americano garantendo che avrebbero fatto di tutto per far giungere in porto questi negoziati, che (lo ripetiamo) si protraggono da più di tre anni in modo segreto alla faccia del rispetto dei diritti dei cittadini europei. Greenpeace ha fatto chiaramente intendere che un negoziatore europeo, terrorizzato dall’enormità di quanto si stava architettando, ha svelato le carte del mercato senza trasparenza che si stava costruendo.

E’ difficile capire se questa fuga di notizie cambierà il corso di queste trattative. E’ noto che i leader europei non hanno alcuna capacità di dire no a Washington ed è pure noto che sono delle marionette nelle mani delle grandi multinazionali e dei gruppi finanziari che vogliono questo trattato. Infatti questo accordo con l’Unione Europea e uno simile con i Paesi del Pacifico si prefiggono due scopi. Il primo è stabilire delle regole che continuano a vivere indipendentemente dagli orientamenti dei singoli Governi nazionali. In pratica, una Costituzione a misura dei grandi gruppi economici per istituzionalizzare il governo delle multinazionali. Il secondo obiettivo è geopolitico, ossia l’obiettivo statunitense di stabilire le regole del gioco economico e finanziario a livello internazionale prima che l’ascesa della Cina lo renda difficile se non impossibile. E infatti non è casuale dal trattato del Pacifico sia stata esclusa la Cina su espressa volontà di Washington.

La fretta di Obama e dei grandi gruppi economici che lo sostengono non è tanto dovuta alle resistenze europee, che non preoccupano affatto Washington vista l’incapacità di difendere gli interessi nazionali e la mancanza di dignità dei leader europei, ma dal cambiamento di umore dell’opinione pubblica statunitense che si sta manifestando in queste primarie. Infatti la campagna del candidato repubblicano Donald Trump in difesa del ceto medio e basso americano ha cambiato il mood sulla globalizzazione a tal punto da costringere Hillary Clinton a promettere che non chiederà la ratifica dell’accordo con i Paesi del Pacifico che lei stessa aveva voluto. Quindi saranno gli Stati Uniti a determinare l’esito di queste trattative e vi è da sperare che il Ttip diventi il canto del cigno della globalizzazione.

Alfonso Tuor per TICINONEWS