Fatemi fare il padre!
Un uomo denuncia il Presidente del Tribunale minorile di Torino, dopo aver registrato l’udienza, che gli nega di stare con la figlia, da nove anni in casa famiglia.
TORINO. Chiede solo di fare il padre, ma il Tribunale dei Minorenni di Torino e i Servizi sociali, con evidenti, manifeste omissioni, glielo negano. In dieci anni l’uomo ha potuto vedere la figlia undicenne, costretta a vivere in una casa famiglia, soltanto nove volte, perché gli assistenti sociali e il personale che avrebbero dovuto organizzare gli incontri con la figlioletta “non avevano il piacere di avere che fare” con lui, che in questi anni di frustrazione continua si è lasciato andare a esternazioni eccessive, inappropriate sì, ma sicuramente comprensibili.
L’incredibile ammissione è stata dichiarata nel corso dell’ultima udienza tenutasi a marzo, che il padre, persa ormai la fiducia nei Servizi sociali, ha registrato in toto. «A parte la gravità dell’ammissione che sta alla base della motivazione per cui per dieci anni un padre è stato tenuto lontano dalla propria figlia» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, che si sta occupando della vicenda in qualità di legale del padre, «nulla di quanto è emerso nel corso di quell’udienza è stato messo a verbale, nonostante le mie insistenti richieste. Non ne sarebbe rimasta traccia alcuna se il papà non avesse registrata l’intera udienza e successivamente a trascritta con un a perizia giurata.: un fatto di una gravità inaudita. Per questo motivo e alla luce della sua mancanza di imparzialità, il mio assistito oggi ha denunciato alla Procura della Repubblica il Presidente del Tribunale dei Minori per falso ideologico e abuso d’ufficio depositando tra l’altro al registrazione e trascrizione intergrale dell’udienza del 3 marzo u.s. : di conseguenza ho chiesto la ricusazione del medesimo Presidente a seguire la vicenda e invito a riprendere il percorso per far sì che padre e figlia possano finalmente incontrarsi e comincino ad instaurare un rapporto tra loro.
Intanto il Pubblico ministero ha richiesto l’avvio del provvedimento di adottabilità della ragazzina, pur avendo lei un genitore che la accoglierebbe immediatamente a braccia aperte, inserendola nel nuovo nucleo familiare che nel frattempo si è creato.
«Nonostante le numerose istanze, nonostante i numerosi interventi, nonostante un provvedimento del Tribunale per i Minorenni, che disponeva che i genitori e gli altri parenti potessero incontrare la ragazzina ogni quindici giorni, non è mai stato possibile effettuare alcun incontro tra padre e figlia» dichiara l’avvocato Miraglia. «Il mio assistito ha potuto vederla non più di nove giorni in dieci anni di vita comunitaria della ragazzina!». Adesso il Tribunale vorrebbe valutare la capacità genitoriale dell’uomo. «Ma sulla base di cosa» sostiene Miraglia, «dal momento che non gli è mai stato consentito di fare il padre con lei? E se la madre a volte la vede, il padre proprio non lo ha quasi mai incontrato: come si può pensare che la ragazzina manifesti il desiderio di incontrare un padre che le è sempre stato tenuto lontano. I Servizi sociali non solo non hanno favorito gli incontri, ma li hanno addirittura osteggiati. Non è mai nemmeno stata preparata ad affrontare eventuali visite da un professionista che la aiutasse a recuperare l’interesse, la fiducia e l’amore nei confronti della figura paterna. E tutto sulla base di una “mancanza di piacere nel farlo”. Un simile atteggiamento va sanzionato e, in primis, va ricusato il Presidente del Tribunale che lo ha consentito».
Studio legale Miaglia