Passare “dalla fase dell’emergenza” nella gestione dei flussi migratori a quella “di una più ordinata e strategica gestione”.
E’ l’obiettivo del Migration Compact, un piano che l’Italia si prepara a presentare al Consiglio Affari Esteri della settimana prossima e che il presidente del Consiglio Matteo Renzi presenta in una lettera al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Si tratta, scrive Renzi, di “un contributo di pensiero su un possibile percorso per migliorare l’efficacia delle politiche migratorie esterne dell’Unione”.
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“La chiusura, talvolta non adeguatamente motivata, delle frontiere da parte di alcuni Stati e il diffuso rifiuto di condividere gli oneri di questa sfida epocale mettono a rischio la tenuta dell’Unione”, ribadisce Renzi.
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Per gestire con maggiore efficacia i flussi migratori verso l’Ue “sarà fondamentale finanziare e gestire a livello europeo un piano straordinario di rimpatri” e fornire “supporto legale e logistico, finanziario e infrastrutturale per la gestione dei flussi nei Paesi partner, anche attraverso uno screening accurato in loco tra rifugiati e migranti economici”, sottolinea nella stessa lettera Renzi il quale sottolinea che l’accordo Ue-Turchia non deve “rimanere un evento isolato. Se così fosse si determinerebbe tra l’altro uno squilibrio in termini di risorse e capitale politico impegnato rispetto ad altre aree geografiche, non meno importanti ai fini della questione migratoria”.
Il Migration Compact, che nel nome riecheggia il Fiscal Compact del 2012, è un non-paper, o aide-mémoire, termine che, in gergo diplomatico, indica un documento sottoposto alle altre delegazioni a fini di discussione, senza impegnare il Paese che lo presenta in modo vincolante. Il non-paper è composto di una dozzina di pagine e affronta un problema epocale, quello delle “migrazioni verso l’Europa, che si prevede durino per decenni, a causa delle dinamiche geopolitiche nei Paesi vicini e oltre, principalmente nel Medio Oriente e Nordafrica, Sahel e Corno d’Africa”.
Una sfida “complessa”, anche a causa della “natura mista dei flussi, composti sia da rifugiati che da migranti economici”. Mentre infatti i flussi nel Mediterraneo Orientale oggi sono composti in proporzione maggiore da rifugiati, a causa della guerra civile in Siria, “nel Mediterraneo Centrale e Occidentale sono composti principalmente da migranti economici e si prevede che durino nel medio e lungo termine”. L’Ue “dovrebbe affrontare entambe le sfide, come pure l’apertura di possibili nuove rotte, come quella nord-orientale”. ADNKRONOS
E i milioni di clandestini resteranno TUTTI in Italia!