Fallita a causa di un mancato pagamento di una commessa con Expo spa del valore di 2 milioni di euro. È stata questa la sorte toccata a Tecnochem, un’ azienda bergamasca fondata nel 1977 e specializzata nello sviluppo di tecnologie e soluzioni per l’ edilizia attraverso componenti chimiche. Il fallimento dell’ azienda è stato annunciato lo scorso 6 aprile.
L’ azienda, che oggi si trova in liquidazione, è solo uno dei tanti pezzi del mosaico di realtà imprenditoriali – player internazionali ma anche imprese a dimensione familiare – che hanno contribuito all’ apertura e al successo di Expo 2015 e che oggi pagano le conseguenze della mancanza di fondi all’ interno delle casse della società al termine della kermesse.
La Tecnochem, a Barzana, impiegava, fino al dicembre 2015, sessantacinque persone. Dopo una prima fase di tagli, l’ addio a dieci lavoratori, nel gennaio 2016 si è dovuti ricorrere alla cassa integrazione per far fronte a spese sempre più alte che non riuscivano a essere coperte in alcun modo dai vertici della società.
La situazione dell’ azienda, va detto, era già complicata (alla Tecnochem i lavoratori non ricevono lo stipendio dall’ agosto scorso) ma la commessa di Expo,dal valore di 2 milioni di euro, invece di rappresentare una boccata d’ ossigeno vitale è stata la mazzata finale.
Il contratto, nello specifico, è stato stipulato con Pontexpo, il consorzio con sede a Reggio Emilia nel palazzo di Unieco, che ha realizzato il ponte sopra la A4, una delle principali opere viabilistiche dell’ Esposizione, andato in sofferenza a causa della crisi e di alcuni soci finiti in concordato.
Tecnochem ha partecipato alla costruzione della galleria sottoquota, della lunghezza di circa un chilometro, a Cascina Merlata. L’ azienda si è impegnata a fornire non solo i materiali, ma anche la manodopera e ha provveduto a realizzare, nello specifico, i primi 300 metri della galleria.
Un’ azienda nota, la Tecnochem, rispettata anche fuori dall’ Italia, e che negli anni ha portato a termine traguardi importanti partecipando alla realizzazione della M5 a Milano, dell’ autostrada del Brennero e degli aeroporti di Zurigo, Milano e Roma oltre che alla costruzione di ponti in Croazia.
I ritardi nei pagamenti da parte di Expo spa hanno tuttavia dato la spallata, con l’epilogo drammatico dei libri in tribunale portati la scorsa settimana. «Nonostante le richieste di pignoramento contro terzi ottenute senza fatica dai nostri avvocati» – spiegano dall’ azienda – «ci siamo ritrovati davanti a scatole vuote».
Marianna Baroli per “Libero Quotidiano”