ROMA, 4 APR – Migliaia di islandesi dell’opposizione sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del premier Sigmundur Gunnlaugsson, travolto dalla bufera Panama Papers per perché accusato di possedere insieme con la moglie una società offshore sulle isole Vergini mai dichiarata. La società avrebbe avuto inoltre investimenti per milioni in obbligazioni presso tre banche islandesi, fallite durante la crisi finanziaria del 2008.
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Il premier è intervenuto oggi in Parlamento e ha detto a chiare lettere che “non intende rassegnare le dimissioni”. “Il governo ha ottenuto buoni risultati fino a oggi e deve finire il suo lavoro”, ha dichiarato ai parlamentari negando di avere asset in paradisi fiscali.
L’intervento non è bastato a placare la rabbia degli islandesi che sono scesi per le strade di Reykjavik lanciando lacrimogeni e urlando slogan contro il premier. Intanto sono salite a 26.000, l’8% della popolazione, le firme di una petizione per chiederne le dimissioni e le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia. (con fonte ANSA)
Un “classico” delle rivoluzioni colorate “Made in USA” sono le accuse (false) di corruzione al “leader ribelle” con contorno di manifestazioni condotte da professionisti della protesta e condite dai corrotti mass media mondiali.