Madre di Regeni: hanno torturato Giulio come i nazifascisti, stimo i partigiani

 

regeni-madre“E’ dal nazifascismo che noi in Italia non ci troviamo di fronte a una tortura come quella subita da Giulio”. Lo ha detto Paola Regeni, la madre del giovane ricercatore ucciso al Cairo, in una conferenza stampa al Senato.

“Io stimo moltissimo i partigiani che sono stati uccisi sotto tortura – ha aggiunto – ma ahimé i partigiani erano in guerra e lo sapevano: Giulio era un ragazzo che era andato a fare ricerca e invece è morto sotto tortura”.”E quello di Giulio – ha ribadito la madre di Giulio – in Egitto non è un caso isolato, quello che è successo a lui succede ad egiziani e non solo”. (askanews)

“Sul viso di Giulio ho visto il male del mondo”. Lo ha detto la madre del ricercatore italiano ucciso al Cairo nel corso della conferenza stampa al Senato. “E’ forse dall’antifascismo che noi in Italia non ci troviamo di fronte alla tortura – ha aggiunto Paola Regeni – ma Giulio non era in guerra era andato a fare ricerca”. Se il 5 aprile, giorno del prossimo incontro tra la polizia italiana e quella del Cairo, “sarà una giornata vuota – ha detto ancora la madre – confidiamo in una risposta forte del nostro Governo. Forte, ma molto forte. E’ dal 25 gennaio che attendiamo una risposta su Giulio”. Nel corso della conferenza stampa sul ricercatore italiano ucciso al Cairo si è parlato delle diverse versioni fornite dall’Egitto sulla vicenda. “Noi, a livello viscerale, sapevamo che nostro figlio non era nei servizi segreti – ha spiegato ancora Paola Regeni – con tutto il rispetto per chi fa il lavoro di intelligence”. (ANSA)

3 thoughts on “Madre di Regeni: hanno torturato Giulio come i nazifascisti, stimo i partigiani

  1. NOVARA
    Nel campo sportivo sono rinchiusi un centinaio di appartenenti a formazioni militari fasciste operanti nel vercellese. Vengono in seguito condotti all’Ospedale psichiatrico; una notte, i “partigiani” di Moranino, li uccidono nei modi più barbari. Molti furono schiacciati sotto le ruote di pesanti automezzi, e tutti subirono atroci sevizie.
    SANTUARIO DELLA GRAGLIA (BIELLA)
    Un gruppo di Ufficiali, 23, più cinque donne ausiliarie e due mogli di Ufficiali, che erano stati catturati dopo un aspro combattimento a Cigliano e che si erano arresi poiché era stata loro promessa salva la vita, sono condotti ai piedi del Santuario di Graglia nei pressi di Biella e rinchiusi in uno stanzone dell’albergo Belvedere; a piccoli gruppi furono prelevati e condotti in luoghi diversi nei dintorni del Santuario. Furono trucidati in modo bestiale, compresa la moglie di uno degli ufficiali che attendeva un bambino; terminata la strage, gli assassini si divisero il bottino composto da tutto quello che avevano addosso le vittime.
    ODERZO (TREVISO)
    Centodiciassette allievi ufficiali del Collegio Brandolini, nonostante le promesse fatte da parte del CLN di mantenere salva la vita ai militi fascisti, sono tutti fucilati sul Ponte della Priula. Uno degli scampati ha raccontato che i suoi camerati furono legati alle mani con fili di ferro, seviziati, raccolti in gruppo presso l’argine del fiume e falciati con il fuoco delle armi automatiche.
    SCHIO (VICENZA)
    Cinquantacinque fascisti o presunti tali, detenuti nel carcere di Schio sono uccisi in una delle più bestiali esecuzioni di massa. In due stanzoni sono rinchiusi novanta prigionieri, dodici partigiani armati di fucili mitragliatori, sparano all’impazzata sul gruppo di uomini e donne che, in un caos immaginabilmente incredibile, cadono gli uni sugli altri in un impressionante lago di sangue. 55 di questi risultarono uccisi e 31 feriti gravemente.
    REVINE LAGO (TREVISO)
    Ventuno militari fascisti furono trucidati in quella località in una zona in prossimità delle fornaci.
    RECOARO TERME (VICENZA)
    Diciotto persone sono trucidate il 21 Maggio, ma molte altre in quei giorni persero la vita in quella località: si può citare la sorte toccata a due militi prelevati dai partigiani, condotti sulle rive del Brenta e bastonati a sangue; nella sabbia del fiume fu scavata una buca e i due furono interrati. Solo le loro teste affioravano dal suolo. E su quelle teste alcuni di quei criminali si esercitarono al tiro a segno tra schizzante ed insulti atroci. Le urla dei due disgraziati non ebbero altro effetto che quello di divertire i loro carnefici. Poi gli spasimi dei due, oramai moribondi, furono soffocati dalle palate di terra con le quali ricoprirono le loro teste. Poi il Brenta si ingrossò, rimosse la sabbia e restituì alla luce i due volti deformati. I cani randagi banchettarono quel giorno con i miseri resti, e brandelli di carne umana furono disseminati lungo la riva. Poi gli “eroi” ritornarono e cosparsero quello che rimaneva dei due cadaveri, con benzina e vi appiccarono fuoco.
    MONDOVI’ (ASTI)
    Dodici alpini della Divisione Monterosa sono massacrati dopo essere stati tenuti per tre giorni completamente senza alimenti.
    ROVETTA (BERGAMO)
    Quarantacinque giovani appartenenti alle formazioni della Legione camicie nere “Tagliamento”, sono fucilati in questa località; la loro età oscillava tra i quindici anni del più giovane e ventidue anni il più vecchio.
    S. MARTINO D’ALBARO (GENOVA)
    Trenta persone imprigionate nelle scuole di quel centro, sono prelevate dai partigiani e portate in località sconosciuta: di loro non si avrà più nessuna notizia.
    VADO (SAVONA)
    Undici persone sono prelevate dalle carceri, fucilati e sepolti in una fossa comune. Uno dei disgraziati è stato sepolto ancora in vita.
    ONEGLIA (IMPERIA)
    Trentun fascisti vengono prelevati dal carcere di Oneglia; con le mani legate dietro la schiena da filo spinato vengono bestialmente percossi, poi condotti al cimitero e dopo averne mutilati diversi, tutti vengono trucidati e sepolti a fior di terra, accanto ai cadaveri di alcune donne prima stuprate e poi fucilate.
    BAJARDO (IMPERIA)
    In questa località è trucidata la famiglia Laura, composta di sette persone. La madre ed un figlio di undici anni furono trovati in aperta campagna sepolti sino al collo con il capo spaccato in due.
    BORGHETTO VARA (LA SPEZIA)
    Ventitré militi della GNR, oltre ad un ufficiale ed un maresciallo sono prelevati dai partigiani: bastonati a sangue, sono condotti a Costa Cavallara, dove saranno fucilati e fatti precipitare dentro una caverna
    BOLOGNA
    Davanti alle macerie dell’Ospedale Maggiore sono massacrati decine e decine di fascisti assieme a parecchie donne.
    DECIMA DI PERSICETO (BOLOGNA)
    Dodici cittadini di Decima, rinchiusi in una stanza del Dopolavoro locale sono torturati per vari giorni, poi una notte caricati su di un camion sono portati in località sconosciuta. I loro corpi non furono mai ritrovati.
    Altre 8 persone, tra le quali due sorelle di sedici e diciotto anni furono uccise in questa località.
    SALA BOLOGNESE (BOLOGNA)
    Trentanove furono i trucidati fascisti in questo piccolissimo centro.
    FERRARA
    Strage nelle carceri ferraresi; diciassette fascisti sono barbaramente trucidati all’interno di una delle celle.
    COMACCHIO (FERRARA)
    Undici persone sono prelevate dalle carceri per essere interrogati presso la sede dell’ANPI (Ass. Naz. Partigiani), due sono bestialmente percossi poi tutti vengono condotti a morte.
    REGGIO EMILIA
    Venticinque fascisti vengono prelevati dalle carceri e su di un camion condotti verso Bagnolo in Piano, per un’uscita di strada del camion, tre riusciranno a fuggire, gli altri verranno tutti trucidati.
    NOVELLARA (REGGIO EMILIA)
    Il Dott. Barbieri, per pochi mesi segretario del locale fascio repubblicano, dopo essere stato violentemente percosso, veniva rinchiuso in una gabbia di legno ed esposto agli insulti della plebaglia. Dopo alcuni giorni di torture veniva finito a colpi di arma da fuoco.
    IMOLA
    Diciassette fascisti appartenenti alla Brigata Nera, provenienti da Verona, vengono trucidati in questa località
    CODEVIGO
    Ventisette fascisti ravennati vengono condotti in questa località e fucilati.
    SUSEGANA (TREVISO)
    Venti appartenenti alla Guardia Nazionale Repubblicana di questa zona vengono brutalmente trucidati.
    VITTORIO VENETO
    Nel “bus de la luna”, baratro profondissimo del Monte Cansiglio, centinaia di catturati della Repubblica Sociale Italiana, vengono precipitati dentro dai partigiani; in un sol giorno vengono “infoibati” sessanta alpini del battaglione di Conegliano Veneto.
    MIANE (TREVISO)
    In località Combai viene esumata una fossa con quaranta salme irriconoscibili; erano stati prelevati dai partigiani a Cernaglia della Battaglia.
    SALESINO (PADOVA)
    Sei fascisti vengono trucidati; tra loro il segretario comunale di quel paese: venne ucciso dentro una cassa irta di chiodi che gli si conficcarono nella carne straziandolo sino alla morte.
    CHIOGGIA
    Venti persone vengono prelevate dalle carceri, alcuni appartenevano alle BB.NN.; vennero portati alle foci del Brenta e trucidati.
    PORDENONE
    Undici fascisti vennero prelevati dalle carceri e poi fucilati.
    ISTRIA E VENEZIA GIULIA
    Migliaia e migliaia furono gli italiani “infoibati” dai comunisti italiani e titini. Il loro numero non è mai stato stabilito con esattezza.
    Mentre i reparti militari si andavano smobilitando e i loro uomini erano catturati, tanti si arrendevano ai partigiani, anziché attendere le truppe anglo-americane, poiché questi giuravano e spergiuravano che avrebbero avuto salvata la vita e non avrebbero torto loro un capello.
    Moltissimi reparti, anche numerosi, che avrebbero potuto almeno contrastare le forze delle bande partigiane con possibilità di sopravvivenza sino all’arrivo di truppe regolari, caddero, invece, nei tranelli delle promesse dei partigiani.
    Le formazioni comuniste si dedicavano al lavoro che chiamavano di “ripulitura“. Nelle case, nelle strade vi fu una battuta di caccia senza precedenti, condotta con accanimento, determinazione e programmazione.
    Basti pensare che nella sola città di Milano. nelle giornate di fine Aprile 1945, si rinvenivano giornalmente nelle strade, in media, oltre duecento morti, generalmente abbandonati senza documenti che ne potessero rendere possibile l’identificazione.
    Vi erano in giro, come al tempo dei monatti di manzoniana memoria, appositi automezzi che caricavano i cadaveri e li trasportavano negli obitori, dove vi era in continuazione un lunghissimo pellegrinaggio di parenti che, a rischio della loro vita andavano alla ricerca dei congiunti.
    Le donne che non furono uccise, furono costrette a subire oltraggi degni delle orde barbariche di Gengis Kan.
    Tutta la ferocia, il livore, l’odio e lo spirito di vendetta esplosero in un modo irresponsabile, alimentato da uomini della sovversione rossa che agivano con disposizioni ben precise.
    Un’intera classe dirigente e politica fu eliminata in un gigantesco genocidio.
    Fu una cosa selvaggia, che non si può spiegare solamente come l’esplosione della rabbia e della vendetta del periodo della guerra civile, in quanto uccisioni, ritorsioni e rappresaglie furono compiute da entrambi gli schieramenti, ma è appunto spiegabile solamente come vera e propria programmazione delle centrali moscovite in quanto si doveva eliminare il maggior numero tra coloro che, con tutta certezza, si sarebbero opposti con tutte le loro forze alla penetrazione comunista che cercava di prolungare la guerra civile in un’illusoria speranza di conquista del potere assoluto.

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