“Ci vuole più Europa”. È questa la “ricetta” di Laura Boldrini per sconfiggere la minaccia del terrorismo islamico.
A pochi giorni dai sanguinari attacchi all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles – scrive Sergio Rame sul Giornale – , il presidente della Camera scrive al Corriere della Sera per chiedere un’iniezione di maggiore Europa per sconfiggere i tagliagole dello Stato islamico. “Più Europa” servirebbe, a suo dire, a “far lavorare insieme i servizi di intelligence”, “colpire il sedicente Califfato nelle sue fonti di finanziamento”, “bloccare le triangolazioni coperte che gli portano nuove armi” e “chiamare alle proprie responsabilità gli Stati che all’Isis offrono supporto”. Per fare questo, secondo la Boldrini, servirebbe innanzitutto l’integrazione politica, perché “è così che si mette l’Europa in condizione di essere dura come serve contro il terrore islamista”.
“Agendo da solo, nessun Paese europeo può garantire la sicurezza. Ci vuole più Europa”. La Boldrini ci tiene a dirlo contro “le urla dei demagoghi che speculano anche sul sangue di Bruxelles pur di convincerci che, per stare sicuri, dobbiamo rinchiuderci nei confini nazionali“.
Per il presidente della Camera è, invece, il momento di ribadire che le porte vanno aperte agli immigrati. Nel suo intervento sul Corriere della Sera non trascura, tuttavia, la necessità di “colpire il sedicente Califfato nelle sue fonti di finanziamento”. “Ci vuole il coraggio di chiamare alle proprie responsabilità gli Stati – talvolta partner economici di questa o quella nazione europea – che all’Isis offrono supporto”, continua il presidente della Camera secondo cui, per far sì che questo si realizzi stabilmente, serve una maggiore “integrazione politica” all’interno dell’Unione europea. “Gli obiettivi che ci stiamo dando in materia di sicurezza reclamano una cornice istituzionale diversa, più solida, più coesa. Un’unione federale di Stati – continua la Boldrini – è questa la durezza che l’Europa deve mostrare, non quella esibita col filo spinato nel fango di Idomeni”. Una “dissennata umiliazione” che, conclude, “dà nuovi argomenti ai nostri nemici”.