“Non credo che la parola guerra sia la parola giusta“. Lo scrive Matteo Renzi nella sua ultima eNews a proposito dell’emergenza terrorismo. “E lo dico sapendo di andare contro il pensiero dominante. Non è un problema semantico o lessicale: utilizzare la parola guerra può servire per mettere al caldo le nostre insicurezze. Ma paradossalmente finisce per fare il gioco dei nostri nemici”, sottolinea il premier. “Sono loro che vogliono parlare di guerra. Sono loro che hanno bisogno della nostra paura. Ci vogliono morti, ma se rimaniamo vivi ci vogliono paralizzati dal terrore -prosegue Renzi-. Noi dobbiamo reagire. Distruggendoli, certo (Anche per via militare, dove necessario e possibile). Ma la guerra è fatta da stati sovrani, il terrorismo da cellule pericolose o spietate che non meritano di essere considerate stati sovrani. Loro vogliono farsi chiamare ISIS, Stato Islamico. Noi li chiamiamo Daesh”.
Emergenza durerà anni, uniti la supereremo – Quella lanciata dal terrorismo, continua, “è una sfida difficile, durerà mesi, forse anni”. , prosegue il premier. “Supereremo anche questa e mi conforta leggere tante vostre lettere, belle (tra le altre vi segnalo qui una di Jacopo, qui una di Nicholas)”. “Dopo vicende come queste compito di chi guida un Paese è cercare di tenere tutti uniti, indipendentemente dalle singole idee politiche”, aggiunge Renzi.
Controllo del territorio con esercito e con i maestri – “Le periferie europee e talvolta le prigioni europee diventano il luogo dove giovani vite vengono attratte da una prospettiva esistenziale folle e autodistruttiva: il controllo sul territorio va fatto anche lì -prosegue il premier-. Con le camionette dell’esercito, certo. Ma anche con i maestri elementari. Con l’illuminazione e le forze di polizia, ovvio. Ma anche con il volontariato e il terzo settore”.
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