Il ministero degli Interni cerca un giornalista professionista, con competenze altamente specializzate, che per un anno si occupi “delle attivià di comunicazione per le esigenze della Direzione Centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’immigrazione”. Un incarico importante, che richiede competenze e professionalità che però per il Viminale valgono zero.
L’incarico infatti è a titolo completamente gratuito, come specifica in apertura lo stesso bando pubblicato dal Ministero lo scorso 9 marzo. Poche righe, protocollate e messe nero su bianco, che non lasciano spazio a dubbi:
“Procedura comparativa per il conferimento a titolo gratuito di incarico di prestazione di lavoro autonomo occasionale per lo svolgimento delle attività di comunicazione per le esigenze della direzione centrale e per il dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione”
Il Viminale vuole un giornalista, lo vuole anche professionista (e che quindi “esercita in modo esclusivo e continuativo”, cioè non ha altre fonti di sostenamento se non il suo lavoro nella comunicazione), deve sapere l’inglese e deve avere “un’esperienza documentabile di almeno tre anni nel settore”. Tutto ciò in cambio di niente.
La figura ricercata dal ministero, selezionata da una commissione composta da tre persone, non starà a scaldare la sedia ma anzi dovrà darsi da fare. Nel bando infatti sono elencate tutte le mansioni di cui il fortunato vincitore del bando (che otterrà comunque un contratto di un anno, non rinnovabile) dovrà garantire. Ad esempio dovrà offrire “supporto tecnico di alto contenuto specialistico nelle attività e nei processi finalizzati alla comunicazione e all’informazione pubblica istituzionale relative alle attività che si svolgono nei centri di prima accoglienza, in stretto raccordo con l’Ufficio Stampa del signor ministro”, e in più dovrà prestare “supervisione e consulenza nelle materie della comunicazione ed informazione pubblica istituzionale con particolare riferimento a quelle connesse agli interventi e alle iniziative per la governance del fenomeno migratorio”, curare le pubbliche relazioni “con la stampa nazionale e internazionale, garantendo una informazione idonea alla divulgazione mediatica”, insieme alla “comunicazione e alle relative attività relazionali con Istituzioni, professionisti e rappresentanti di enti pubblici e privati”, senza mancare di “individuare e adottare forme innovative di comunicazione sia attraverso il web sia attraverso la realizzazione di prodotti video-documentali”, passando per la “promozione della valorizzazione delle attività relazionali, sociali e culturali della Direzione centrale”.
Tutto questo a titolo completamente gratuito? Sì, ribadisce il bando all’articolo 5.
Immediate le reazioni. “Quel bando va immediatamente ritirato”, tuonano dal sindacato dei giornalisti il segretario generale, Raffaele Lorusso, il presidente, Giuseppe Giulietti, e il presidente della Commissione lavoro autonomo della Fnsi, Mattia Motta: “Offende il decoro della professione giornalistica e la dignità di migliaia di giornalisti che aspirano ad una occupazione stabile e ad una retribuzione adeguata”.”Grave pensare di non pagare chi lavora e, ancor più grave, scoprire che a proporlo sia il Viminale”, dice la Fp Cgil Nazionale in una nota. “Il Viminale, invece di affrontare seriamente il tema dell’immigrazione, non trova di meglio da fare che mettersi alla ricerca di un giornalista, con pluriennale e consolidata esperienza nell’area istituzionale, per lo svolgimento di gratuita attività di comunicazione”.
Su Twitter vola l’hashtag #lavoragratis, che raccoglie la rabbia e la frustazione di quanti ogni giorno si imbattono in proposte di lavoro come questa, anche nella pubblica amministrazione.