Tripoli, 16 mar. – Il capo del cosiddetto governo di salvezza nazionale libico che controlla Tripoli, non riconosciuto dalla Comunita’ internazionale, ha annunciato che consentira’ al nuovo esecutivo di riconciliazione nazionale di insediarsi nella capitale ma non intende in alcun modo cedere il potere al premier Fayez al Sarraj, capo del Consiglio presidenziale libico sponsorizzato dalle Nazioni Unite. Cosi’ Khalifa al Ghawi, questo il nome del leader dell’entita’ governativa filo-islamista attivo nella Tripolitania, ha spiegato in un’intervista all’emittente televisiva libica “al Naba”, vicina al suo governo, la sua posizione.
Ghawi ha negato quanto diffuso dai media locali e dai social network circa un suo presunto viaggio a Tunisi, dove si riunisce temporaneamente il governo di riconciliazione libico, per assicurare ad al Sarraj e all’inviato dell’Onu, Martin Kobler, un sicuro e pronto insediamento a Tripoli.
“Quanto riportato non e’ vero. Si tratta di menzogne diffuse da chi spera e vuole che la Libia sia governata da chi non ne ha il diritto, e vuole prevalere sugli interessi del popolo libico“, ha detto il premier dell’esecutivo libico non riconosciuto.
Lunedi’ scorso, 14 marzo, il Consiglio di Sicurezza Onu ha diffuso un comunicato in cui riconosce che la maggioranza dei deputati della Camera dei rappresentanti, il parlamento riconosciuto dalla comunita’ internazionale, sostiene la nuova lista dei ministri dell’esecutivo di riconciliazione nazionale e invita il premier incaricato al Sarraj, presidente del Consiglio di presidenza, a recarsi rapidamente a Tripoli per governare, non appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno. Attraverso il comunicato stampa, l’organismo dell’Onu ha rinnovato l’appello agli Stati membri delle Nazioni Unite, gia’ presente nella risoluzione 2259 del dicembre 2015, “a revocare il sostegno e a cessare contatti ufficiali con le istituzioni parallele che pretendono di essere la legittima autorita’, ma sono al di fuori dell’accordo politico libico”.
Stando al comunicato dell’Onu, dunque, ne’ l’entita’ filo-islamista che controlla Tripoli, ne’ l’esecutivo transitorio in esilio a Tobruk, nell’est del paese, sono riconosciuti come governi legittimi della Libia. I membri del Consiglio di sicurezza hanno chiesto al governo di riconciliazione nazionale “di finalizzare accordi di sicurezza provvisori necessari per stabilizzare la Libia” e invitano “gli Stati membri a rispondere con urgenza alle richieste di assistenza”.
Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro libico al Sarraj, al quale ha espresso il pieno e totale sostegno italiano al governo di accordo nazionale (inesistente) da lui presieduto, con l’auspicio di un rapido insediamento a Tripoli. Lo ha riferito la Farnesina attraverso un comunicato. I due hanno concordato l’avvio di contatti tra membri del governo di accordo nazionale con le rispettive controparti italiane in diversi settori, e in particolare in materia umanitaria e sanitaria.
Dal 2 agosto 2014 la Libia e’ grosso modo divisa in due quadranti dove sono attive due compagini parlamentari: quella di Tobruk e il Congresso nazionale libico con sede a Tripoli. Questa situazione si e’ verificata dopo il rifiuto da parte dei gruppi islamisti di riconoscere il risultato delle elezioni parlamentari del 2014, che avevano visto la vittoria delle fazioni piu’ moderate, pur se con una partecipazione al voto molto bassa.
Grazie alla mediazione dell’Onu, i rappresentanti delle due fazioni hanno firmato lo scorso dicembre un accordo per formare un governo di riconciliazione nazionale. Allo stato attuale, l’esecutivo di unita’ nazionale, tuttavia, non e’ ancora riuscito ad incassare il voto di fiducia della Camera dei rappresentanti di Tobruk. La questione si e’ ulteriormente complicata con la comparsa sulla scena dello Stato islamico, che ha approfittato della situazione. (AGI)