Svezia: i profughi hanno trasformato le piscine pubbliche in un inferno

 

di Ingrid Carlqvist

Pezzo in lingua originale inglese: Sweden: Sexual Assaults at Swimming Pools
Traduzioni di Angelita La Spada

  • I politici svedesi sembrano convinti che qualche lezione sulla “uguaglianza” cambierà la mentalità di uomini ai quali, sin dall’infanzia, è stato insegnato che le donne sono responsabili del desiderio che suscitano in loro e colpevoli della violenza che subiscono.
  • Sono sempre più numerosi gli svedesi che ora evitano di frequentare le piscine pubbliche.
  • Lo staff dell’Hylliebadet di Malmö, un parco acquatico per famiglie, ha ricevuto precise istruzioni di non denunciare certe cose, e soprattutto, di non parlare dell’appartenenza etnica o della religione di coloro che causano problemi in piscina.
  • “Quello che gli afgani stanno facendo [in Svezia] non è sbagliato in Afghanistan, quindi le vostre regole sono completamente estranee a loro. (…) Se volete impedire che gli afgani molestino le ragazze svedesi dovete essere duri con loro. È inutile fargli frequentare corsi sulla parità di genere e su come si trattano le donne. La prima volta che essi si comportano male, dovrebbe essere dato loro un avvertimento e la seconda andrebbero espulsi dalla Svezia.” – Mr. Azizi, direttore di un albergo di Kabul, in Afghanistan.

Uomini e donne, secondo la tradizione svedese, nuotano insieme nelle piscine pubbliche da oltre 100 anni. Molte persone ora si chiedono se saremo costretti a rinunciare a questa pratica – perché i giovani profughi di sesso maschile hanno trasformato le piscine pubbliche svedesi in un inferno di stupri e molestie sessuali.

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La pratica del bagno misto, senza distinzione di sesso, è iniziata nel piccolo villaggio di pescatori di Mölle, a sud del paese. Intorno al 1890, il “Peccato di Mölle” acquistò notorietà. Gli uomini e le donne nuotavano insieme all’aperto e ostentavano senza vergogna i loro costumi di bagno a righe. Era una cosa davvero sensazionale che fece eco in tutta Europa e la gente arrivava da ogni posto per partecipare a questa nuova attività entusiasmante. I danesi accorsero in massa e perfino l’imperatore tedesco Guglielmo II arrivò a Mölle nel luglio 1907.

Non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno che gli uomini provenienti dal Medio Oriente e Nord Africa abbiano un punto di vista del tutto diverso sulle donne rispetto a quello degli uomini svedesi. L’unico mistero è perché i politici svedesi abbiano pensato che chiunque metta piede in Svezia abbracci immediatamente i nostri valori, la nostra visione delle donne e le nostre tradizioni.

Ora che finalmente si è capito che molti uomini afgani, somali, iracheni e siriani (i gruppi più ampi di migranti che stanno arrivando in Svezia) ritengono che le donne che se ne vanno in giro seminude siano prede facili o consentite, i politici sono sconcertati. Naturalmente, essi non possono ammettere – agli svedesi – che questa visione della donna totalmente opposta non ha nulla a che fare con l’Islam, perché così facendo diventerebbero vittime della loro stessa affermazione che chi critica l’Islam è un “islamofobo”.

Per molti anni è stato possibile coprire gli abusi, anche perché i media tradizionali hanno preferito chiamare i perpetratori “baby gang” e non hanno mai fatto menzione del fatto che essi erano quasi sempre immigrati provenienti da paesi musulmani. A Malmö, una delle città svedesi con una forte presenza di immigrati, e dove gli svedesi sono di fatto una minoranza dal 2013, i problemi nelle piscine pubbliche sono cominciati almeno 15 anni fa.

Nel 2003, le “baby gang” erano così dannose per gli altri ospiti del parco acquatico al coperto Aq-va-kul che in diverse occasioni, la struttura è stata costretta a chiudere. Nonostante siano state investite 750.000 corone (88.000 dollari) in cancelli d’ingresso più alti, una biglietteria protetta da vetri antisfondamento, telecamere di sorveglianza e un servizio di sicurezza che parla arabo, la situazione è peggiorata. Nel 2005, Bertil Lindberg, responsabile dello staff, ha dichiarato al quotidiano locale Sydsvenskan: “Quest’anno la situazione è precipitata. Grosse bande formate da10-20 ragazzi minacciano e provocano i frequentatori e il personale. Non vengono qui per nuotare, ma per creare problemi”.

Uno dei problemi è che i giovani maschi musulmani rifiutano di farsi una doccia prima di immergersi in piscina e indossano la biancheria intima sotto i costumi da bagno. Per ovvie ragioni, questo non è consentito e quando lo staff li richiama ne seguono violenze e minacce. In diverse occasioni, le bande hanno teso agguati ai membri del personale mentre facevano ritorno a casa dal lavoro e la proprietà è stata costretta ad assumere guardie di sicurezza per assicurarsi che i dipendenti arrivino a casa sani e salvi. L’aggressività ha raggiunto l’apice nel 2013, quando le bande giovanili hanno fatto a pezzi tutto ciò che c’era all’interno della struttura, hanno lanciato oggetti in acqua e minacciato gli altri frequentatori. Il parco acquatico è stato chiuso, e la piscina è stata svuotata e ripulita dai frammenti di vetro. Pochi giorni dopo la piscina è stata riaperta, ma nel 2015 è stata chiusa in modo permanente al pubblico. Ora l’impianto è stato rinnovato, ma è aperto solo per i nuotatori professionisti e i club di nuoto.

A Stoccolma, la piscina Husbybadet, che si trova nel quartiere di Husby a forte presenza di immigrati, è stata la prima piscina pubblica ad avere problemi. Nel 2007, è stato riportato che il Comune era stato costretto a costruire un impianto autonomo di depurazione delle acque reflue, che è costato milioni di corone. Questo a causa dei livelli insolitamente elevati di azoto nell’acqua, perché molti giovani continuavano a immergersi in piscina indossando biancheria intima sporca. Il direttore dell’impianto di proprietà comunale ha raccontato al quotidiano Dagens Nyheter:

“L’azoto è cibo per i batteri e un livello elevato di azoto produce aria maleodorante e acqua sporca. L’azoto viene perso con le urine e il sudore. In poche parole, abbiamo un problema con le persone che indossano biancheria intima sporca sotto i loro costumi da bagno. E poi queste persone si immergono nella vasca idromassaggio con l’acqua a 38° C (100° F). È come stare seduti in una lavatrice programmata per un ciclo delicato e usare quell’acqua per tutto il tempo. Le persone dovrebbero fare il bagno indossando esclusivamente costumi da bagno”.

In Scandinavia, l’atteggiamento nei confronti della nudità è molto differente da quello tenuto in Medio Oriente. La Svezia ha molte spiagge per nudisti, dove uomini e donne nuotano insieme senza indumenti, senza il minimo accenno di molestie sessuali. Negli spogliatoi delle piscine pubbliche non vi è alcun segno di timidezza. Le donne e gli uomini svedesi ritengono che sia una cosa naturale fare la doccia e lavarsi accuratamente prima di entrare in piscina, e vent’anni fa dei sorveglianti verificavano che la regola della doccia obbligatoria venisse rispettata.

Nei paesi musulmani, la nudità è una cosa estremamente privata e non si fa volentieri la doccia in presenza di altre persone, nemmeno con i membri dello stesso sesso. Tutto il personale delle piscine pubbliche con cui ha parlato Gatestone conferma che le donne e gli uomini musulmani fanno la doccia indossando la biancheria intima sotto i costumi da bagno. Molte donne musulmane fanno il bagno in burkini, un indumento che copre integralmente il corpo, pertanto, quando gli uomini musulmani vedono le donne svedesi in bikini, molti di loro pensano che esse debbano essere donne “dai facili costumi” che si “possono” palpeggiare.

Nel 2015, quando circa 163.000 richiedenti asilo sono arrivati in Svezia, i problemi nelle piscine pubbliche sono aumentati in modo esponenziale. Sono arrivati più 35.000 giovani, i cosiddetti “maschi e affermano di avere 16-17 anni. Per evitare la totale indolenza, molti comuni hanno offerto loro l’ingresso gratuito alle piscine pubbliche.

Nel corso degli ultimi mesi, il numero delle denunce di aggressioni e molestie sessuali contro le donne nelle piscine pubbliche è diventato esorbitante. La maggior parte dei “minori” provengono dall’Afghanistan, paese ampiamente considerato come uno dei luoghi più pericolosi del mondo per le donne. Quando il quotidiano Aftonbladet fece un reportage nel paese nel 2013, Fatima, una donna di 61 anni, raccontò al giornale cosa significava essere una donna in Afghanistan: “Cosa succede se non obbediamo? Beh, i nostri mariti e figli ovviamente ci picchiano. Noi siamo le loro schiave”.

Aspettarsi che uomini appartenenti a una cultura in cui la donna è schiava si comportino come gli uomini svedesi non è solo stupido – è pericoloso. Mister Azizi, direttore di un grande albergo di Kabul, ha detto a Gatestone cosa ne pensa un uomo medio afgano delle aggressioni sessuali alle donne:

Quello che gli afgani stanno facendo [in Svezia] non è sbagliato in Afghanistan, quindi le vostre regole sono completamente estranee a loro. In Afghanistan, le donne stanno in casa, e se devono uscire sono sempre accompagnate da un uomo. Se volete impedire che gli afgani molestino le ragazze svedesi dovete essere duri con loro. È inutile fargli frequentare corsi sulla parità di genere e su come si trattano le donne. La prima volta che essi si comportano male, dovrebbe essere dato loro un avvertimento e la seconda andrebbero espulsi dalla Svezia“.

Uno dei primi episodi segnalati risale al 2005, quando una 17enne venne violentata nella piscina Husbybadet, a Stoccolma. Lo stupratore di 16 anni iniziò a palpeggiarla nella vasca idromassaggio e quando la ragazza si spostò in una grotta con acqua a cascata, fu inseguita dal giovane e da un suo amico. I due la spinsero in un angolo, e mentre l’amico la teneva ferma il 16enne sfilò il bikini della ragazza e la violentò. Durante il processo è emerso che l’aggressione avvenne sotto lo sguardo di una trentina di persone.

Lo stupratore 16enne fu condannato a tre mesi di carcere minorile e il suo amico fu assolto. La vittima rimase fortemente traumatizzata tanto da essere ricoverata in una clinica psichiatrica, dopo aver tentato più volte di suicidarsi.

Da allora, tutte le piscine pubbliche svedesi sono diventate dei luoghi pericolosi, soprattutto per le donne. Nel corso dei primi due mesi di quest’anno, stupri, aggressioni sessuali e molestie si sono susseguiti in rapida successione. Qui di seguito alcuni esempi.

A Stoccolma, nella prima settimana di gennaio, la direzione del parco acquatico Eriksdalsbadet ha deciso di separare uomini e donne nelle vasche idromassaggio. Questa decisione controversa è stata presa dopo che sono state sporte alla polizia una serie di denunce per aggressioni avvenute nelle piscine del parco, soprattutto tra novembre e dicembre 2015. Anna König Jerlmyr, membro conservatore del consiglio municipale, nelle fila dell’opposizione, non crede che la decisione di separare uomini e donne sia la soluzione al problema: “È inaccettabile che una decisione del genere possa essere presa in una piscina pubblica. È un incitamento alle molestie sessuali e invia un segnale a favore di una visione delle donne che è quanto mai riprovevole. Occorrerebbe più personale e vietare l’ingresso ai delinquenti”, ella ha detto al quotidiano Dagens Nyheter.

Olof Öhman, assessore allo Sport del comune di Stoccolma, ha dichiarato al giornale: “Ci sono problemi simili in tutte le piscine pubbliche di Stoccolma, anche se la maggior parte delle denunce riguarda Eriksdalsbadet”.

Il 14 gennaio, i dirigenti del parco acquatico Rosenlundsbadet di Jönköping hanno annunciato di aver rafforzato le misure di sicurezza. Secondo il direttore Gunnel Eriksson, la decisione è stata principalmente dettata dal comportamento di un nuovo gruppo di frequentatori del parco: i minori profughi non accompagnati. “Dal loro comportamento si può capire che vengono da una cultura differente, c’è uno scontro culturale. Gli basta vedere un lembo di pelle nuda e s’infiammano.” Intensificare la sicurezza è altresì necessario perché molti di questi giovani migranti non sanno nuotare, sopravvalutano le loro capacità e finiscono per trovarsi in situazioni pericolose.

Il 15 gennaio, il quotidiano locale Kungälvsposten ha scritto che due ragazze hanno subito un’aggressione sessuale nell’ascensore della piscina pubblica Oasen, a Kungälv. I due presunti colpevoli sono “minori profughi non accompagnati”. Jonas Arngården, direttore comunale per gli Affari sociali, ha dichiarato al quotidiano: “Questo dimostra che abbiamo bisogno di intensificare il lavoro sulle questioni riguardanti l’uguaglianza e l’interazione tra i sessi fra i nuovi arrivati, nelle scuole e nei centri di accoglienza”.

Quest’aggressione ha indotto i membri del Movimento di resistenza nordica (Nordiska motståndsrörelsen), una presunta organizzazione neonazista, a presentarsi nella piscina Oasen il 13 febbraio. Indossando delle magliette verdi con la scritta “Sicurezza degli ospiti” (Trygghetsvärd) stampata sul retro, essi hanno “pattugliato” l’impianto.

Il Comune non aveva reagito fermamente alle due aggressioni sessuali, ma la visita dei vigilantes ha spaventato l’amministrazione comunale che ha immediatamente chiesto un incontro con la direzione della piscina. Il sindaco Miguel Odhner ha dichiarato al quotidiano Expressen/GT: “È del tutto inammissibile che nelle piscine comunali ci siano questi pseudo-vigilantes. È gravissimo che gli estremisti violenti tentino di farsi strada nella nostra amministrazione comunale”.

Il 18 gennaio, la direzione della piscina pubblica Fyrishov di Uppsala ha rivelato che nel 2015 ci sono stati sette episodi di molestie sessuali ai danni di minori. Gli autori delle violenze erano tutti giovani migranti appena arrivati, adolescenti che non parlavano svedese. In agosto, sono state rafforzate le misure di sicurezza, assumendo nuovi agenti e chiedendo al personale di effettuare controlli più rigorosi.

Il 21 gennaio, è stato riportato dalla stampa che il numero delle aggressioni sessuali è aumentato drasticamente nel parco acquatico Aquanova di Borlänge. Nel 2014, era stato segnalato un solo caso; nel 2015, ci sono stati una ventina di casi. Gli episodi riguardano donne che si sono viste strappare il bikini, che sono state palpeggiate sugli scivoli acquatici e aggredite nei bagni. Ulla-Karin Solum, CEO di Aquanova, ha detto all’emittente televisiva pubblica Sveriges Television che molti episodi “sono dovuti agli scontri culturali”.

Anette Nohrén, membro del personale del parco, ha confermato che tutti i sospettati sono stranieri e ha detto che si tratta di “un problema enorme che distoglie l’attenzione dal nostro compito primario che è quello di occuparci della sicurezza, visto che dobbiamo costantemente intervenire per impedire le aggressioni e poi cercare di capire cosa sia successo”.

Aquanova ha ora stabilito nuove regole. I giovani ospiti dei centri di accoglienza devono oramai essere accompagnati da un adulto – un adulto per ogni tre minori richiedenti asilo. L’adulto deve restare con loro negli spogliatoi e in piscina.

Il 25 gennaio, il quotidiano Expressen ha rivelato che all’inizio del mese una ragazza è stata violentata nell’oramai tristemente celebre parco acquatico Eriksdalsbadet. La polizia rafforzerà la presenza nell’impianto e ne pattuglierà regolarmente l’interno.

Il 26 gennaio, la stampa ha riportato la notizia che nella piscina Storsjöbadet di Östersund una donna e due ragazze sono state aggredite sessualmente da un gruppi di giovani che non parlavano né svedese né inglese. Nonostante l’accaduto, i giovani non sono stati fatti allontanare dall’impianto, con successivo rammarico del personale che ha ammesso di aver sbagliato a non farlo.

Il 27 gennaio, il Comune di Växjö si è detto intenzionato ad assumere un agente di sicurezza per pattugliare la locale piscina pubblica. Questo dopo che due ragazzine di 11 anni sono state vittime di un’aggressione sessuale perpetrata da un gruppo di ragazzi. Le piccole sono state aggredite in una zona nascosta alla vista dei bagnini. Mikael Linnander, il padre di una delle bambine, ha detto al quotidiano Kvällsposten: “Sette-otto ragazzi hanno aggredito le piccole. Due di loro le hanno toccate tra le gambe e palpeggiato il seno”. L’abuso è andato avanti fino a quando non è intervenuta una donna che ha rimproverato i ragazzi. Dopo quanto accaduto, i due giovani sono stati fatti allontanare dalla piscina, ma gli è stato consentito di rimanere all’interno dell’impianto.

L’1 febbraio, i media locali hanno rivelato che almeno cinque ragazze e una donna sono state aggredite sessualmente nella piscina pubblica di Vänersborg nel corso delle settimane precedenti. Le vittime avevano meno di 15 anni e la donna era sulla trentina. La polizia ha detto che non c’erano sospettati, ma che ha attribuito massima priorità al caso.

Il 25 febbraio, è stata riportata la notizia di un altro episodio di aggressione a sfondo sessuale avvenuto nel parco acquatico Eriksdalsbadet di Stoccolma. Il portavoce della polizia Johan Renberg ha dichiarato all’Expressen che un gruppo di ragazze è stato circondato da una decina di giovani uomini che hanno cercato di palpeggiarle. Un membro dello staff ha visto quello che stava accadendo e ha chiamato la polizia. Le vittime sono riuscite a identificare gli aggressori, la cui appartenenza etnica non è stata riportata dal giornale. Gli uomini non sono stati arrestati, ma saranno interrogati in seguito.

Data la recente ondata di aggressioni sessuali nelle piscine pubbliche, resta un mistero perché il parco acquatico Hylliebadet che sorge nella multiculturale Malmö abbia taciuto sulle aggressioni sessuali. Hylliebadet, la cui costruzione è costata 349 milioni di corone (circa 41 milioni di dollari), nell’agosto 2015 quando ha aperto i battenti ha avuto una settimana caotica. Dopo pochi giorni, erano stati segnalati 27 “incidenti” ma nessuna aggressione sessuale.

“No, non ho mai sentito dire che qualcosa del genere sia accaduto qui”, ha detto al Gatestone un impiegato dell’Hylliebadet. Ma quando abbiamo parlato in via confidenziale con altri membri del personale, ci hanno detto di aver ricevuto precise istruzioni di non denunciare certe cose, e soprattutto, di non parlare dell’appartenenza etnica o della religione di coloro che causano problemi in piscina. Un altro impiegato ha raccontato a Gatestone:

“Naturalmente, qui accadono cose del genere, riguardanti in particolar modo uomini afgani che palpeggiano le ragazze. Non molto tempo fa, un uomo arabo è stato sorpreso a masturbarsi nella vasca idromassaggio. Ma non siamo autorizzati a parlarne. Questi uomini capiscono che è vietato farlo quando glielo diciamo, ma continuano a farlo comunque. Sorridono e continuano”.

È improbabile che i politici svedesi comincino a espellere chi si macchia di reati sessuali. I politici sembrano convinti che qualche lezione sulla “uguaglianza” cambierà la mentalità di uomini ai quali, sin dall’infanzia, è stato insegnato che le donne sono responsabili del desiderio che suscitano in loro e colpevoli della violenza che subiscono. Sembra improbabile che si verifichi un inversione di rotta, come se uno svedese recandosi in Arabia Saudita rinunci improvvisamente a bere alcol solo perché lì è vietato. Lo svedese si atterrà alle regole fino a quando qualcuno lo starà a guardare, e poi coglierà ogni occasione per bere superalcolici, perché si tratta di una millenaria tradizione svedese, qualcosa che la maggior parte degli svedesi trova gradevole e legittimo fare.

Un altro membro dello staff di una piscina comunale ha detto a Gatestone che i giovani profughi mettono in fuga i frequentatori abituali e sempre più svedesi ora evitano le piscine pubbliche.

“Anche gli svedesi che hanno acquistato i costosi abbonamenti stagionali ora si tengono alla larga perché pensano che l’atmosfera sia inquietante. Visto che i giovani richiedenti asilo entrano gratis perché il loro biglietto è pagato dai comuni, è legittimo pensare che i soldi dei contribuenti servono a cacciare i clienti disposti a pagare”.

Ingrid Carlqvist è una famosa giornalista che vive e lavora in Svezia ed è Distinguished Fellow presso il Gatestone Institute.