Roma – Dimenticanza, disinvoltura, fretta: qualcuno tralascia di saldare, e allora la ditta che ha in appalto i servizi di ristorazione della Camera e’ costretta a piazzare i ‘controllori dello scontrino’. Tutto inizia quando Montecitorio affida ad una ditta esterna l’appalto per il ristorante interno e, soprattutto, della buvette, storico bar a due passi dall’Aula cui hanno accesso i deputati, i loro ospiti, i giornalisti parlamentari e una buona parte del personale di Montecitorio. Luogo di smistamento di caffe’ e cappuccini, ma anche del chiacchiericcio informale che spesso precede veri e propri accordi politici, o magari qualche storica litigata.
A un certo punto, analizzata con cura la contabilita’, ci si accorge che ci sono troppe consumazioni non pagate, nonostante la regola preveda che chiunque, prima di ordinare al banco, debba mostrare lo scontrino. Come in un qualsiasi, normalissimo bar romano: c’e’ tanto di targhetta sul bancone di zinco che, assieme alle graziose boiserie d’epoca, fa tanto atmosfera belle epoque. Ora, la regola e’ osservata con scrupolo da quasi tutti. Quasi, non tutti, perche’ i conti non tornano e pare proprio che ci sia una percentuale – piccola, ma assai significativa – di distratti, che entrano, ordinano, consumano e poi vanno via senza perfezionare l’operazione.
Si corre ai ripari (il caso e’ stato sollevato dalla “Velina Rossa”, curata da un monumento del giornalismo parlamentare come il decano Pasquale Laurito), ed in modo che promette di essere efficace: richiamando dietro e davanti i banchi della buvette i dipendenti della Camera che fino a non molto tempo fa si occupavano direttamente della ristorazione. Discreti, ma inflessibili e soprattutto grandi conoscitori di volti, nomi e storie degli avventori. Loro il compito di osservare, constatare e, nel caso, intervenire per ripristinare l’ordine naturale delle cose.(AGI)