TRIESTE – Il 2015 è stato un “anno turbolento” per l’Europa. Così il rapporto annuale dell’Amnesty International sui diritti umani nel mondo, secondo il quale “il rispetto dei diritti umani è peggiorato in tutta la regione”. Nei Balcani, il report segnala soprattutto la discriminazione dei rom, le violazioni dei diritti dei rifugiati e della libertà di informazione come problemi ricorrenti tra vari Paesi della regione.
In particolare, in Albania Amnesty segnala che alle comunità rom ed egiziana è stato negato un alloggio adeguato e sono state sottoposte a sgomberi forzati. Inoltre, migliaia di albanesi, spinti dalla povertà, hanno cercato asilo nell’Ue. Problematica anche la protezione contro la violenza domestica, che è rimasta “inadeguata”.
Anche in Bosnia-Erzegovina sono continuati a verificarsi atti di discriminazione contro ebrei e rom e violazioni del diritto alla libertà di espressione. Inoltre, l’accesso alla giustizia e alla riparazione per i crimini del passato è rimasto limitato “a causa della mancanza di impegno”.
Dal canto suo, la Croazia ha incontrato difficoltà nel fornire adeguate condizioni di accoglienza e accesso alle procedure di asilo per il grande numero di rifugiati e migranti giunti nel Paese, mentre non è cessata la discriminazione contro serbo-croati e rom.
Più di 600.000 rifugiati e migranti hanno attraversato la Serbia diretti nei paesi Ue. Il perseguimento dei crimini di guerra è progredito con lentezza. In Kosovo, i partiti di opposizione hanno ritardato l’istituzione di un Tribunale speciale per crimini di guerra e l’attuazione di un accordo con la Serbia mediato dall’Ue.
In Macedonia, la diffusione di audioregistrazioni “non ha soltanto rivelato prove di corruzione del governo ma ha dimostrato quanto fosse diffusa la sorveglianza clandestina”, segnala Amnesty. Inoltre, le autorità non hanno rispettato i diritti di rifugiati e migranti, ricorrendo alla detenzione illegale e all’uso eccessivo della forza.
In Montenegro non sono cessate le minacce e le aggressioni contro organi d’informazione e giornalisti indipendenti; pochi responsabili sono stati assicurati alla giustizia. La polizia ha fatto uso eccessivo della forza durante le proteste di massa organizzate dai partiti dell’opposizione contro l’incapacità del governo di affrontare povertà, criminalità e corruzione.
Anche in Bulgaria sono perdurate le segnalazioni di respingimenti di rifugiati e migranti da parte della polizia di frontiera; le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo sono rimaste carenti e non è stato organizzato un piano di integrazione per i rifugiati riconosciuti. Le autorità locali e nazionali hanno continuato a sgomberare con la forza i rom. La riforma delle norme sui crimini d’odio è in una fase di stallo.
Discriminazioni contro i rom anche in Romania, dove nell’arco dell’anno scorso sono stati registrati sgomberi forzati e altre violazioni. A seguito della diffusione del rapporto del senato Usa sul programma di detenzioni segrete della Cia, è stata aperta una nuova inchiesta sulla collaborazione della Romania.
Ad aprile, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha esaminato la situazione della Romania per la prima volta in 18 anni. (ANSA).