Il noto giornalista Marcello Foa intervista Silvio Berlusconi per il Corriere del Ticino
Presidente Berlusconi, l’Italia sembra entrata in una nuova fase di turbolenza politica sia interna che esterna. È preoccupato per le sorti del Paese?
«Sono molto preoccupato perché in Italia in questo momento la democrazia è sospesa ed è ancor più angosciante dover constatare che di questo nessuno, in Italia e all’estero, si meraviglia e si scandalizza, come se fosse una cosa normale che a governare ci sia, per la terza volta consecutiva, un Presidente del Consiglio non eletto dal popolo e, di più, che sta in piedi solo grazie ai voti di cinquanta senatori eletti dagli elettori del centro-destra proprio col mandato di opporsi alla sinistra. Negli italiani sta crescendo l’assuefazione a vivere in una non-democrazia e questo è un atteggiamento davvero pericoloso perché la storia ci ha insegnato che è molto lungo il tempo che occorre per riconquistare la libertà perduta».
Il suo rapporto con il premier Renzi è stato altalenante tra momenti di stima reciproca ed altri di forte polemica. E oggi? Qual è il suo giudizio sul politico Renzi?
«Inizialmente Matteo Renzi mi aveva colpito per la sua intraprendenza e la voglia di prendere le distanze dai vecchi comunisti che guidavano il suo partito, quelli che mi avevano demonizzato per vent’anni. La speranza era quella di aver trovato finalmente qualcuno di sinistra con cui poter dialogare per modernizzare il Paese attraverso delle riforme condivise. Ma poi Renzi ha cambiato tutto ciò che avevamo deciso insieme. Ha introdotto anche contro il nostro parere ben 17 modifiche agli accordi che erano intercorsi e, infine, non ha tenuto conto delle nostre posizioni nella scelta del nuovo Capo dello Stato. A questo si aggiunge la sua bulimia di potere con la collocazione di suoi uomini di fiducia dovunque, in enti, organizzazioni, istituzioni, perfino nella Guardia di Finanza e nei Servizi Segreti. Se questo non è un preludio ad un regime, davvero non saprei come definirlo. Quanto alle riforme, non abbiamo potuto far altro che prendere atto che quelle che lui aveva in mente non erano per il bene dell’Italia, ma per il suo interesse personale: una sola Camera che fa le leggi, un solo partito che vince anche se è minoranza nel Paese, un solo uomo che comanda, ovviamente lui. Lo ripeto, questa non è una democrazia è il preludio di un vero e proprio regime».
La polemica su Renzi e la UE è durissima. Sembra un film già visto. Stanno riservando a Renzi lo stesso trattamento che riservarono a lei nel 2011?
«Io sono stato vittima di un vero e proprio golpe che ha avuto come regista la più alta carica dello Stato italiano e come complici alcuni protagonisti della politica europea. Con l’imbroglio dello spread è stato rovesciato un Governo democraticamente eletto per insediarne un altro che rispondesse ai diktat di Bruxelles e non osasse dire ‘no’ alla Germania, come invece sapevo fare io, per difendere gli interessi nazionali e una visione comunitaria e solidale dell’Europa. Quanto al comportamento di Renzi è inefficace e controproducente. Io, da premier, anche con il mio peso personale e con il talento dell’amicizia, cercavo di convincere gli altri leader e di portarli sulle posizioni dell’Italia (come avvenne per la nomina di Mario Draghi alla presidenza della BCE) e, solo se indispensabile, usavo il potere di veto per impedire che si assumessero decisioni contro i nostri interessi nazionali. Renzi invece lancia attacchi come se fosse una sua questione personale nei confronti dell’Europa. Col risultato di danneggiare ulteriormente l’Italia che, purtroppo, come conseguenza della politica di Renzi è diventata del tutto irrilevante in ambito internazionale. D’altra parte Renzi è anche l’unico premier europeo non eletto democraticamente dai cittadini e questa anomalia, di cui ormai tutti sono consapevoli, lo rende debole e ininfluente».
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