Buio pesto sul Raccordo, sulla Roma Fiumicino, su strade urbane e interurbane della Capitale. Lampioni guasti e sempre più spesso nel mirino dei ladri di rame. “Non possiamo più tollerare una situazione del genere. Il governo e l’Anas intervengano in modo risolutivo perchè la sicurezza stradale deve essere una priorità”. A lanciare l’allarme in una nota Fabrizio Santodri, consigliere regionale del Lazio, membro della commissione Sicurezza.
“E’ necessario intensificare i controlli ed adottare alcuni accorgimenti nel momento della posa in opera di nuovi cavi, ormai troppo esposto ai furti e, quindi, propenso ad alimentare tutto il fruttuoso commercio illecito che ne consegue”.
E sulla testa degli automobilisti penderebbe il solito pacchetto di promesse mancate. “Da anni l’Anas sostiene che per ripristinare l’illuminazione sul GRA e sulla Roma Fiumicino, sarebbe stata promossa una gara d’appalto per l’assegnazione di nuovi lavori per costruire una rete di cabine tecnologicamente avanzate dove proteggere il rame. Peccato che ad oggi non si è visto un punto luce acceso”. L’appalto è stato sospeso i primi febbraio per irregolarità procedurali e ricorsi dei partecipanti.
IL MERCATO DI ORO ROSSO – Altro fronte critico riguarda la filiera illegale di rame. “Bisogna stroncare questo commercio assurdo. Il prezzo di un chilo di rame si aggira sulle 6 e 50 euro. Il fenomeno dei saccheggi ha interessato diverse installazioni ANAS in tutta Italia, tra le quali, le più rilevanti sono l’autostrada Catania Siracusa, la Roma Fiumicino e il Grande Raccordo Anulare di Roma. Danni che ammontano a 5 milioni di euro. Roma ne è ancora piena e ad oggi non è in grado di dare una risposta preventiva, per arginare futuri danni.
Numerosi punti luce nei municipi di Roma sono ancora spenti causa questo fenomeno sottovalutato dalle istituzioni. A questo punto chiediamo al ministro dell’Interno Alfano: che fine ha fatto l’Osservatorio nazionale sui furti di rame? I report e gli interventi del dipartimento della Pubblica sicurezza, direzione centrale della Polizia criminale – conclude Santori – sono fermi al giugno del 2015 e avrebbe dovuto agire secondo il principio della sicurezza partecipata coinvolgendo oltre a tutte le forze di polizia anche l’Agenzia delle dogane, Confindustria, Ferrovie dello Stato, Enel, Anie e le compagnie telefoniche”.