Il Pd cancella il diritto di voto per 170.000 militari, Mattarella messo all’angolo

Cancellato il diritto di voto per 170.000 militari, Mattarella messo all’angolo. La Signora Calipari, Piddina (PD) e’ quella Parlamentare che ha fatto una bella carriera politica dopo la morte del marito che tutti ricordiamo.

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di Luca Marco Comellini

Con un emendamento della deputata piddina Rosa Villecco Calipari ieri il partito democratico ha cancellato il diritto di voto per 170.000 cittadini italiani. La durata del mandato elettivo dei Consigli della rappresentanza militare, giunto quasi al termine, sarà prorogato di un anno.

È stata l’ennesima giornata nera per i diritti ma per quelli dei militari è stata solo una delle tante che si susseguono senza soluzione di continuità ormai da anni, forse decenni, cioè da quando i primi movimenti democratici di cittadini in divisa fecero la loro prima silenziosa protesta a Roma in Piazza Venezia. Correva l’anno 1975. Ne sono passati di anni e le regole militari sono un po cambiate. Oggi i soldati hanno un loro sistema di rappresentanza e tutela degli interessi collettivi, ancorché fortemente limitato dalla rigida struttura gerarchica nella quale si colloca e dalla quale ha mutuato, purtroppo, solo i peggiori difetti: la rappresentanza militare, i cosiddetti Cocer. Organismi totalmente estranei al sistema più democratico delle organizzazioni sindacali.

Dal 2010 in poi, per ben tre volte, con la scusa di portare a termine le riforme per garantire maggiori diritti ai militari, il Parlamento, ha imposto delle proroghe alla naturale scadenza del mandato elettorale dei rappresentanti in carica, posticipandone la data secondo le personali esigenze dei soli delegati Cocer e dei vertici delle forze armate. I primi per un interesse squisitamente legato ai vantaggi derivanti dall’incarico (non esclusi quelli economici), i secondi dalla prospettiva di poter continuare il confronto sui tanti temi del settore con Organismi che – tranne qualche rarissima eccezione – sono notoriamente incapaci di pensare e agire in modo differente dalle idee del capo di turno. Il mandato dei rappresentanti dei militari – tra loro ve ne sono alcuni che possono vantare esperienze decennali che fanno sembrare dei dilettanti anche quei parlamentari che, passando da una casacca all’altra, riescono a bivaccare felicemente tra gli scranni vellutati – si sarebbe dovuto concludere, ai differenti livelli (Cobar Coir e Cocer) tra i mesi di aprile e luglio del 2016.

Lo scorso 28 gennaio un Giudice del Consiglio di Stato nel decidere sul ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, presentato da un militare nel 2013, ha deciso secondo scienza e coscienza l’annullamento dell’elezione di alcuni di quei delegati, che ieri sicuramente hanno applaudito festosi e compatti all’approvazione dell’emendamento di proroga del loro mandato, perché frutto di un evidente raggiro ma siamo nell’era renziana e quindi tutto è possibile.Tutto è giustificato e giustificabile finanche – e non ci stupisce più di tanto – che un parlamentare arrivi a sostituirsi ad un giudice e ad erigersi a giudice egli stesso per difendere le richieste della casta.

Lo ha fatto ieri nella Sala del Mappamondo della Camera la deputata piddina Daniela Matilde Maria Gasparini, relatrice alle Commissioni riunite I e V della legge di conversione in legge del decreto cosiddetto milleproroghe (DL 210/2015) che, rispondendo ai concreti dubbi sulla legittimità dell’emendamento presentato dalla Calipari sollevati dai parlamentari del Movimento Cinque Stelle sulla proroga del mandato dei Cocer, ha cosi proclamato: «la sentenza del Consiglio di Stato, segnalata dai componenti del Movimento 5 Stelle, relativa all’abilitazione necessaria per poter far parte del COCER, non risulterebbe violata dall’approvazione del citato emendamento Villecco Calipari 4.67, in quanto, qualora si dovesse accertare che alcuni membri risultano privi della necessaria abilitazione, si verificherà la decadenza dei suddetti membri.».

La deputata si sostituisce al Giudice, l’arroganza ai diritti. Per l’effetto della scellerata scelta del partito democratico il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (già giudice emerito della Corte costituzionale), nelle prossime settimane sarà chiamato – sicuramente con non poco imbarazzo – a promulgare una legge che priverà i militari dell’esercizio di un legittimo diritto garantito dalla Costituzione e dalle leggi – il diritto dovere di eleggere i propri rappresentanti – e, contemporaneamente, dovrà emanare il provvedimento con il quale dovrà adottare la decisione del ricorso straordinario conformemente al parere – immodificabile – del Consiglio di Stato.

L’autoproclamatosi partito “democratico” non sé fatto alcuno scrupolo nel calpestare il diritto di voto di 170.000 cittadini in divisa ma così facendo ha messo all’angolo anche il Presidente Mattarella, nella sua duplice veste di garante della Costituzione e Capo delle Forze armate.

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