Licata: minori disabili in catene e senza cibo, arrestata la responsabile del centro

 

bimbo-picchiato Legati al letto, privati del cibo e sottoposti a maltrattamenti di natura fisica e psicologica in un centro di accoglienza per minori disabili di Licata, in provincia di Agrigento. A scoprire quanto avveniva nella struttura sono stati i carabinieri, diretti dal capitano Marco Currao, che stamattina hanno dato esecuzione a otto provvedimenti cautelari nei confronti di altrettanti soggetti.

Agli arresti domiciliari è finita la responsabile del Centro di 32 anni. Tre i divieti di dimora nel territorio di Licata e quattro le denunce a piede libero. Gli indagati sono tutti impiegati all’interno della struttura. Indagato anche il presidente del consiglio comunale di Favara e amministratore unico della ‘Suami società cooperativa sociale’, società a cui fa capo il centro di Licata.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Agrigento Alessandro Macaluso, sono iniziate nel dicembre del 2014, e hanno preso il via dalla segnalazione, fatta ai carabinieri da parte di un’insegnante che aveva visto arrivare a scuola un’alunna, ospite della struttura, con lividi sospetti. I carabinieri di Licata hanno così avviato un’intensa attività investigativa, che ha permesso di scoprire “ripetute violenze fisiche e psichiche da parte di quella che – sottolinea all’Adnkronos il capitano Currao – avrebbe dovuto essere una comunità di accoglienza”.

I minori disabili ospiti del centro venivano sottoposti quasi quotidianamente a punizioni e privazioni che andavano dal digiuno al divieto di chiamare i familiari, fino all’essere rinchiusi all’interno delle stanze. Uno di loro veniva legato, giorno e notte, con catene al suo letto. Gli ospiti erano anche costretti a mangiare cibo scaduto e mal conservato e i carabinieri hanno accertato che dentro il centro veniva utilizzata acqua contaminata da batteri coliformi. ADNKRONOS